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Il dossier documentario del gruppo familiare di Totone di Campione (721-877)

a cura di Stefano Gasparri
e Cristina La Rocca

© 2000 – Stefano Gasparri e Cristina La Rocca per “Reti Medievali”


Presentazione

Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce uno dei gruppi più interessanti di carte altomedievali italiane relative ai secoli VIII-IX. Seppur noto, anzitutto grazie a un vecchio studio di C. G. Mor (Per la datazione di un documento campionese del secolo VIII, in “Archivio storico della Svizzera italiana”, 2 (1928), pp. 121-129) e poi soprattutto attraverso le analisi di Gabriella Rossetti (I ceti proprietari e professionali: status sociale, funzioni e prestigio a Milano nei secoli VIII-X. L’età longobarda, in Atti del X Congresso Internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1986, pp. 182-207; Il monastero di S. Ambrogio nei primi due secoli di vita: i fondamenti patrimoniali e politici della sua fortuna, in G. Picasso (a cura di), Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, pp. 20-34), che privilegiano tuttavia gli aspetti relativi alla storia delle istituzioni nel passaggio tra età longobarda ed età carolingia, questo gruppo di carte si pone come utile punto di partenza per una riflessione su un’ampia serie di problemi che, se osservati su una scala regionale, possono non solo proporsi come verifica di interpretazioni più generali ma anche come strumento per proporne di nuove.


Il dossier si compone di 22 carte, articolate in due parti: le prime 14, tutte conservate in originale, sono relative all’azione di membri del gruppo familiare di Totone (721-799), le rimanenti 8 si riferiscono invece alla chiesa familiare di S. Zeno di Campione e alla sua gestione da parte della basilica e poi monastero milanese di S. Ambrogio, a cui lo stesso Totone la donò nel 777.


Le carte più antiche, anch’esse inglobate nell’archivio del monastero milanese all’atto della donazione, facevano quindi parte di un archivio familiare accuratamente conservato: questo non è che uno degli aspetti stimolanti di queste carte, che si presentano al contempo paradigmatiche, ma anche eccentriche, rispetto al consueto panorama delle attività aristocratiche tra VIII e IX secolo. Anche se, come di consueto, la base fondiaria appare il requisito fondamentale dello status dei membri di questo gruppo (da questo punto di vista, di recente Chris Wickham li ha definiti “gruppo aristocratico medio”: Aristocratic Power in Eight century Lombard Italy, in After Rome’s Fall. Narrators and sources of Early Medieval history. Essays presented to Walter Goffart, in A. Callander Murray (a cura di), Toronto 1998, pp. 171-190), le attività documentate dalle carte non riguardano le attività connesse al mercato della terra: le carte che componevano l’archivio familiare donato a S. Ambrogio consistevano infatti in una tipologia variegata di attività, anzitutto quella volta all’acquisto di servi bambini e donne, che si esplica non già – come avviene di norma – in un territorio limitato geograficamente, ma, più in generale, nel milanese, nel comasco, sulle sponde del lago di Lugano e anche a Piacenza. I componenti maschili del gruppo, osservato qui attraverso due generazioni successive, sembrano (ma questa è un’ipotesi da verificare) in possesso di denaro contante, attraverso il quale essi possono esercitare l’attività di prestatori.


Se è comune per le famiglie aristocratiche dell’VIII secolo fondare chiese e monasteri privati, le attività di potenziamento fondiario e ideologico-funerario della chiesa di S. Zeno di Campione sono strettamente collegate alle donne del gruppo familiare, le quali, nei loro testamenti, si propongono come conservatrici della memoria della famiglia, offrendo non solo la terra da loro posseduta ma anche organizzando i rituali di commemorazione dei propri defunti all’interno della chiesa stessa. I recenti scavi archeologici all’interno della chiesa di S. Zeno, che hanno portato alla luce un nutrito gruppo di sepolture relative all’VII e VIII secolo, forniscono, tra gli altri aspetti, indicazioni assai stimolanti sul ruolo femminile e sull’organizzazione dello spazio funerario familiare.


Per altri aspetti, le carte si presentano come del tutto eccezionali: ad esempio per la presenza di una delle pochissime carte scritte relative al faderfio di una sposa, cioè alla donazione, risolutiva o meno dell’eredità paterna, che veniva effettuata al momento delle nozze. Inoltre, attraverso i documenti è possibile cogliere in un caso preciso quanto irrealistica sia l’immagine di gruppi familiari strategicamente uniti e compattamente volti verso un comune obiettivo di rafforzamento: proprio l’azione di depauperamento svolta da Totone nei confronti del cugino Peresendo mostra la presenza di conflitti e tensioni all’interno dello stesso gruppo, la cui presenza nella società doveva essere diffusa e che non sono stati ancora pienamente valutati nelle loro conseguenze complessive (C. La Rocca, La legge e la pratica. Potere e rapporti sociali nell’Italia dell’VIII secolo, in Il futuro dei Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno (Saggi), Milano 2000, pp. 45-69).


La collocazione cronologica delle carte – poste a cavallo tra VIII e IX secolo – permette inoltre di osservare da vicino alcuni dei cambiamenti che intercorsero nel passaggio dalla dominazione longobarda a quella carolingia, avviati – nel nostro caso – dalla donazione della chiesa familiare di S. Zeno alla basilica di S. Ambrogio (S. Gasparri, Il passaggio dai Longobardi ai Carolingi, in Il futuro dei Longobardi cit., pp. 25-43).


Per concludere, il dossier relativo a Totone, nella sua varietà tematica, ci pare di duplice utilità. Per gli altomedievisti, esso costituisce un’occasione di incontro su una serie documentaria coerente che permette di esaminare da vicino – circostanza questa rarissima – l’azione concreta di un gruppo familiare, la struttura dinamica dei suoi rapporti parentali e i suoi legami con la società circostante oltre che con il potere, in un periodo ancora abbastanza poco studiato e che - come ogni fase di transizione - si rivela invece di grande interesse; d’altro canto, proprio per la sua struttura relativamente ricca e continua, il dossier si presta meglio di altri nuclei di fonti ad un confronto, di metodi e di contenuti, fra gli altomedievisti e gli studiosi dei secoli centrali e tardi del medio evo.


Avendo presente questo quadro, è stato progettato un seminario internazionale di studi (Venezia, 2-3 febbraio 2001), che si inserisce in una ricerca comune avviata fra l’Ecole Française de Rome, l’Université de Lille III, l’Università di Padova, l’Università di Venezia e l’Université de Valenciennes, intitolata Les transferts patrimoniaux dans l’Europe de l’Haut Moyen Age, per la quale le sedi italiane hanno chiesto anche un finanziamento (COFIN 2000).

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 24/09/06