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Le strutture della ricerca in Germania (associazioni, enti, strutture accademiche)

a cura di Thomas Frank

[versione 1.0 - ottobre 2009]

© 2009 - Thomas Frank per "Reti Medievali"
ISSN 1593-2214



Nota introduttiva

In un paese come la Germania, dove si pretende che le istituzioni debbano funzionare senza disguidi, a volte si rischia di dimenticare che le strutture della ricerca hanno bisogno anche di una solida base materiale. Questa semplice verità ci è stata ricordata brutalmente il 3 marzo 2009, quando l’edificio che ospitava l’archivio comunale più importante a nord delle Alpi, l’Historisches Archiv der Stadt Köln, sparì in un baratro scavato per la costruzione di una nuova linea metropolitana. Questo disastro non solo ha causato la morte di due persone, ma ha rischiato di rivelarsi una vera disgrazia per la ricerca storica non solo tedesca. Nel momento della stesura di queste righe (agosto 2009) sembra tuttavia che i danni per i documenti di interesse medievistico siano, dopo tutto, limitati, e che anche buona parte del materiale postmedievale e contemporaneo possa essere salvato.

In Germania, «la ricerca storica si svolge per lo più nelle università, ossia nelle facoltà, dipartimenti e istituti di storia, e perciò è condotta da ogni singolo docente universitario con una certa autonomia»: così scrisse, ancora nel 2006, Hans-Werner Goetz in un compendio ad uso degli studenti di storia medievale (Proseminar Geschichte: Mittelalter, Stuttgart 1993: cito, traducendo, dalla III edizione del 2006, p. 35). Questa constatazione rimane, in linea di massima, valida. Tuttavia si può osservare che non solo esistono, e stanno crescendo, parecchie istituzioni extrauniversitarie che contribuiscono alla ricerca medievistica, ma che anche nelle stesse università i modi di organizzazione, le risorse finanziarie e i ritmi della ricerca stanno cambiando profondamente. Si potrebbe dire che la ricerca medievistica, e in genere quella storica e umanistica, svolta dal personale universitario è finanziata sempre di meno con i mezzi ordinari a disposizione degli atenei e delle singole cattedre, mentre i ricercatori si vedono costretti a ricorrere sempre di più ad altre fonti finanziarie sia private sia pubbliche. Per gli studiosi, soprattutto per i dottorandi e i post-doc di nazionalità tedesca e straniera, la crescente ricchezza e complessità di questo quadro organizzativo ha il vantaggio di offrire buone possibilità per ottenere posizioni pagate, anche decentemente, o borse di studio. Va aggiunto però che con il tendenziale abbandono del tradizionale ideale di carriera accademica (assistente universitario per 5 o 6 anni durante o dopo il dottorato, “Habilitation”, cattedra) stanno crescendo anche i rischi per i singoli ricercatori, i quali non possono più, dopo aver usufruito per qualche anno di finanziamenti esterni (“Drittmittel”) per conseguire il dottorato o la Habilitation, essere sicuri di poter trovare sbocchi ulteriori per continuare la carriera accademica. Chiarito ciò, ribadiamo che fine del presente lavoro è indicare quali contesti istituzionali rendono possibili e condizionano le attività di ricerca medievistica in Germania e a quali istituzioni uno studioso può rivolgersi se desidera trovare informatori competenti e, magari, finanziamenti per realizzare un proprio progetto di ricerca. In questa ottica si presenteranno, in un primo paragrafo, le attività di ricerca medievistica all’interno delle università (I). Dato l’alto numero di atenei tedeschi che dispongono di cattedre di indirizzo storico-medievistico – e dobbiamo tralasciare qui sia discipline affini come la germanistica medievale, la storia del diritto tedesco, della medicina o della chiesa, sia specializzazioni regionali come la bizantinistica o la storia dell’Europa orientale, sia i numerosi istituti e centri di coordinazione della ricerca integrati strettamente nelle università (come il FOVOG di Eichstätt menzionato infra, I) – si tratterà soprattutto di descriverne le caratteristiche generali, mentre le esemplificazioni rimarranno limitate. Il paragrafo successivo (II) sarà dedicato agli istituti extrauniversitari e alle accademie scientifiche di importanza nazionale, un altro alle associazioni sovraregionali di medievisti (III) e quello finale alle associazioni e agli istituti dediti alla storia regionale o ad altre tematiche specialistiche (IV). Nonostante il cenno iniziale al crollo dell’archivio di Colonia, non verrà affrontato in maniera sistematica il vasto campo degli archivi, delle biblioteche in possesso di fondi manoscritti e dei musei tedeschi che organizzano mostre su argomenti medievali, per evitare di gonfiare a dismisura le dimensioni di questo intervento. Tale limitazione dell’orizzonte si giustifica in ogni caso poiché non si tratta, in questa sede, di dare un’introduzione alle fonti per la storia medievale della Germania, bensì di spiegare come funzionano le istituzioni che organizzano la ricerca medievistica. Per un orientamento generale nella selva di istituti, associazioni, accademie e numerosi altri enti impegnati nella ricerca storica in Germania consigliamo comunque la consultazione del Vademecum der Geschichtswissenschaften. Verbände, Organisationen, Gesellschaften, Vereine, Institute, Seminare, Lehrstühle, Bibliotheken, Archive, Museen, Dienststellen, Ämter, Verlage und Zeitschriften sowie Historiker in Deutschland, Österreich und der Schweiz, 8. Ausgabe 2008/2009, Stuttgart 2008, dal quale trarremo alcuni dei dati statistici in seguito indicati.


Risorse


I. La medievistica nelle università tedesche

Le discipline storiche sono integrate normalmente nelle facoltà filosofiche oppure, ove si tratti di università che adoperano la formula organizzativa più specialistica dei “Fachbereiche”, fanno parte di un Fachbereich che riunisce il dipartimento (“Institut”, “Seminar”) di storia con alcuni dipartimenti di discipline affini. Si possono consultare, a titolo d’esempio, i siti web della Philosophische Fakultät dell’università di Göttingen (http://www.uni-goettingen.de/de/16543.html) con il suo ampio panorama di discipline umanistiche diverse, e del Fachbereich Geschichts- und Kulturwissenschaften dell’Universität Mainz (http://www.uni-mainz.de/fachbereiche/1761.php) che invece si compone di una gamma più ristretta di istituti e dipartimenti storici, archeologici, orientalistici e antropologici.

Concentreremo il nostro discorso sulle università pubbliche, perché solo in alcune delle rare università private tedesche si può studiare storia, e comunque storia contemporanea, storia economica e le relazioni internazionali: si veda per esempio la Jacobs University Bremen (http://www.jacobs-university.de/schools/shss/), dove esisteva un corso di laurea “History”, recentemente soppresso. Tra le circa 70 università pubbliche tedesche ve ne sono almeno 60 che offrono insegnamenti di storia medievale, impiegando più di 100 medievisti tra professori ordinari, non ordinari e (pochi) “Juniorprofessoren”. Oltre le cattedre di storia medievale stricto sensu, sono incluse in questo calcolo, da un lato, anche le cattedre di storia regionale (“Landesgeschichte”), in quanto esse molto spesso si dedicano principalmente, seppur non esclusivamente, all’epoca medievale e preindustriale della rispettiva regione; dall’altro lato le (ormai poco numerose) cattedre per le materie “ausiliarie” come paleografia e diplomatica. Tralasciamo invece, oltre gli atenei austriaci e svizzeri, sia gli istituti parauniversitari per la formazione di insegnanti (“Pädagogische Hochschulen”), sia i pochi istituti parauniversitari per scienze applicate (“Fachhochschulen”) offerenti corsi di interesse medievistico. I primi sopravvivono soltanto nel Baden-Württemberg dove offrono anche insegnamenti di storia medievale, ma con indirizzo didattico; nelle altre regioni, la formazione degli insegnanti di scuola elementare è stata invece da tempo integrata nelle università. Nelle Fachhochschulen che organizzano corsi di laurea in archivistica, scienze del restauro, architettura o tecniche librarie lavorano a volte docenti di storia o storia dell’arte medievale, sottoposti però a un incarico didattico così alto da frenare le attività di ricerca.

Ai professori universitari si aggiungano i collaboratori scientifici (“wissenschaftliche Assistenten” o “wissenschaftliche Mitarbeiter”) – sia dottorandi sia post-doc – i quali sulla base di un contratto a termine con decorrenza tra i tre e i sei anni devono svolgere, sotto la guida del professore, attività di ricerca e didattiche. A parte questo staff di uno o forse due assistenti finanziati dall’ateneo, un professore medievista normalmente non dispone di molti altri mezzi per promuovere le sue ricerche. Per aprire nuovi campi d’indagine, organizzare convegni, finanziare la pubblicazione di monografie, acquistare libri o realizzare viaggi d’archivio il docente deve attingere ad altre risorse. A stimolare un tale impegno contribuisce molto la nuova struttura degli stipendi: da circa 6 anni la paga dei docenti è composta da una quota fissa alla quale possono aggiungersi supplementi a secondo il rendimento individuale calcolato, tra gli altri criteri, anche in base ai successi del singolo professore nella ricerca di mezzi extrauniversitari. La via regis per accedere a tali mezzi sono le richieste di finanziamenti per progetti specifici di ricerca, indirizzate o a fondazioni private o alla Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG). Tra le fondazioni private attualmente più impegnate nello sviluppo della ricerca di storia medievale (borse, convegni, pubblicazioni, progetti di ricerca o di edizioni con durata tuttavia limitata) menzioniamo la Gerda-Henkel-Stiftung (http://www.gerda-henkel-stiftung.de/) e la Fritz-Thyssen-Stiftung (http://www.fritz-thyssen-stiftung.de/). Tuttavia, la fonte più importante per i “Drittmittel”, ovvero i mezzi finanziari provenienti non dalle università ma da datori “terzi”, rimane la DFG, ente finanziato da fondi pubblici (governo federale e “Länder”, cioè le regioni) e creato appositamente per distribuire, attraverso procedure di selezione trasparenti (peer review), finanziamenti per progetti di ricerca in tutte le discipline scientifiche. Il sito http://www.dfg.de/ informa sul programma di attività dell’ente. Si vedano in particolare, partendo dalla rubrica “Förderung”, l’elenco “Förderprogramme auf einen Blick” e le singole sottorubriche.

Gli iniziatori di tali progetti sono professori universitari o studiosi con un titolo equivalente (Habilitation). Se la proposta è approvata, il richiedente può assumere, attraverso la sua università e per un periodo da due a sei anni, un ricercatore (o più di uno) al quale viene affidata la realizzazione del progetto in toto o in parte, per esempio la preparazione di una monografia sul tema. I lavori si svolgono presso la cattedra del richiedente o in un istituto di ricerca extrauniversitario (si veda infra, II). Il ricercatore vi si dedica a tempo pieno o part-time, ma senza incarico didattico.

Il notevole impiego di tempo necessario per l’elaborazione di una richiesta di finanziamento alla DFG e i severi criteri di selezione fanno sì che il numero di proposte presentate non raggiunga livelli inflazionari. Tuttavia, data la tendenziale diminuzione dei mezzi regolari a disposizione delle università, le richieste vanno aumentando e al contempo si sono sviluppate formule organizzative sempre più differenziate. La forma più semplice, a parte le borse individuali, sono i progetti singoli (“Einzelförderung”), slegati da ampi contesti di ricerca, la quota di approvazione dei quali risulta tuttavia relativamente bassa. Le forme collettive invece comprendono piccoli gruppi di ricerca con o senza cooperazioni internazionali, come per esempio il gruppo internazionale “Produktivität einer Krise: Die Regierungszeit Ludwigs des Frommen (814-840) und die Transformation des karolingischen Imperium” presso la Freie Universität Berlin (http://www.geschkult.fu-berlin.de/e/fmi/arbeitsbereiche/ab_esders/aktuelles/Projekt_LdF.html). Il gruppo è diretto da Stefan Esders (Berlino) e Philippe Depreux (Limoges). La formula recente dei “Netzwerke”, contraddistinta da finanziamenti leggeri che coprono soltanto convegni e pubblicazioni, ma non gli stipendi dei ricercatori, serve per mettere in contatto studiosi giovani di università diverse, anche in cooperazione internazionale: come esempio valga il network che connette storici provenienti da Monaco di Baviera (Ludwig-Maximilians-Universität), Berlino (Freie Universität), Vienna, Bergamo, Ginevra e altre università ancora i quali stanno preparando un manuale sulla storia del cardinalato medievale dal titolo Glieder des Papstleibes oder Nachfolger der Apostel. Die Kardinäle des Mittelalters (il volume è in corso di stampa e uscirà verso la fine del 2009, ma si veda anche il sito http://www.kardinaele.geschichte.uni-muenchen.de/index.html).

I modelli DFG più complessi e costosi di ricerca collettiva sono gli “Schwerpunktprogramme”, le “Forschergruppen” e i “Sonderforschungsbereiche”. I DFG-Schwerpunktprogramme promuovono la cooperazione di ricercatori operanti in università diverse, anche estere, per sviluppare fino a 30 progetti collocati in un quadro tematico decisamente innovativo. Attualmente l’unico Schwerpunktprogramm medievistico, “Integration und Desintegration der Kulturen im europäischen Mittelalter”, è condotto dalla Humboldt-Universität Berlin (Michael Borgolte) insieme all’università di Heidelberg (Bernd Schneidmüller). Per avere un’idea della produzione si veda il volume Mittelalter im Labor. Die Mediävistik testet Wege zu einer transkulturellen Europawissenschaft, a cura di M. Borgolte, B. Schneidmüller, J. Schiel e A. Seitz, Berlin 2008 (Europa im Mittelalter, 10), e il sito http://ivgem.geschichte.hu-berlin.de/site/lang__de-DE/4166/default.aspx)
Le Forschergruppen e i Sonderforschungsbereiche (SFB) si basano invece sul personale di una sola università o di una sola città. Specifichiamo però che non esistono, in questo momento, Forschergruppen con un riferimento alla storia medievale, con l’eccezione del gruppo “Topik und Tradition” presso la Freie Universität Berlin (si veda il sito http://www.geisteswissenschaften.fu-berlin.de/we01/forschung/verbund_sprecher/sb1topik/index.html e il volume Topik und Tradition. Prozesse der Neuordnung von Wissensüberlieferungen des 13. bis 17. Jahrhunderts, a cura di Th. Frank, U. Kocher e U. Tarnow, Göttingen 2007, Berliner Mittelalter- und Frühneuzeitforschung, 1). Mentre le Forschergruppen riuniscono per 3-6 anni tra i 6 e i 10 progetti che da prospettive disciplinari diverse lavorano su una problematica comune, gli SFB sono strutture piuttosto imponenti: durano fino a 12 anni, integrano 20 o più progetti e uniscono quindi dozzine di ricercatori che indagano da punti di vista pluridisciplinari su tematiche di ampio respiro. Si tratta di una forma di promozione della ricerca istituita negli anni Sessanta. Tra le iniziative importanti per la storia medievale si ricorda l’SFB 537 della Technische Universität Dresden, “Institutionalität und Geschichtlichkeit” (1997-2008), diretto a lungo dal medievista Gert Melville e conosciuto anche in Italia per la collaborazione di Giancarlo Andenna e altri studiosi italiani. Il sito web del progetto è ancora consultabile: http://rcswww.urz.tu-dresden.de/~sfb537/. Agli studiosi degli ordini religiosi è nota la collana Vita regularis (LIT Verlag, dal 1996). Quest’ultimo ramo di ricerca (e in parte anche il personale che l’ha condotta) continua, in veste istituzionale nuova, nella Forschungsstelle für Vergleichende Ordensgeschichte (FOVOG) annessa alla Katholische Universität Eichstätt: si veda il sito http://www.fovog.de. Tra quelli attualmente operanti, l’SFB più importante per la storia medievale è organizzato dall’Università di Münster sotto il titolo di “Symbolische Kommunikation und gesellschaftliche Wertesysteme vom Mittelalter bis zur Französischen Revolution”. Partecipano o hanno partecipato numerosi medievisti: Gerd Althoff, Arnold Angenendt, Werner Freitag, Peter Johanek, Hagen Keller, Martin Kintzinger e Eva Schlotheuber. Si veda la collana pubblicata con lo stesso titolo del SFB (Rhema-Verlag), che al momento comprende 27 volumi, e il sito http://www.uni-muenster.de/SFB496/. Altri SFB che ospitano progetti di storia medievale si trovano a Treviri (“Fremdheit und Armut”: tra gli storici cooperanti figurano i medievisti Lukas Clemens, Alfred Haverkamp e Sigrid Schmitt; si vda il sito http://www.sfb600.uni-trier.de/), a Bielefeld (“Das Politische als Kommunikationsraum in der Geschichte”: vi cooperano i medievisti Neithard Bulst e Ulrich Meier; si veda il sito http://www.uni-bielefeld.de/geschichte/forschung/sfb584/index.html) e ben due presso la Humboldt-Universität Berlin (2Repräsentationen sozialer Ordnungen im Wandel” e “Transformationen der Antike”: si vedano i siti http://www.sfb-repraesentationen.de/ e http://www.sfb-antike.de/sfb-antike/Kontakt.html. In ambedue i SFB è coinvolto lo storico medievista Johannes Helmrath).

Le monografie e gli atti di convegni cresciuti in questo hortus deliciarum dei “Drittmittel-Projekte” non si contano più. Soffermandoci sull’esempio di un unico SFB, quello di Dresda appena menzionato e ormai concluso, constatiamo che una delle sue collane, Vita regularis, comprende da sola ben 38 volumi usciti tra il 1996 e il 2008; e questa collana rappresenta soltanto una parte delle pubblicazioni dei progetti medievistici, mentre l’intero SFB riuniva almeno 15 altre discipline sociologiche, filosofiche, filologiche e storiche.

Con i finanziamenti della DFG non solo viene alimentato il mondo pullulante dei ricercatori “straordinari” che le università non sarebbero mai in grado di permettersi, ma anche un modello di formazione dei dottorandi che esercita una crescente pressione sull’organizzazione tradizionale del dottorato. Tradizionalmente un dottorando tedesco, almeno nelle materie umanistiche, gode di una grandissima libertà, ma in compenso soffre di una scarsa integrazione in un contesto collettivo di ricerca: deve soltanto trovare un relatore, proporre un tema e immatricolarsi nella facoltà competente. I “Graduiertenkollegs” (collegi di dottorandi) invece, istituiti nel 1990, limitano questa libertà giudicata spesso eccessiva. I dottorandi vincitori di una delle borse, in media triennali, offerte dal Graduiertenkolleg devono presentare un progetto di tesi adeguato a un quadro tematico prestabilito. Lavorano in un contesto interdisciplinare, presentano regolarmente i risultati delle proprie ricerche e organizzano convegni sotto la guida dei relatori. Tra i Graduiertenkollegs che riguardano anche la storia medievale si trovano, attualmente, “Generationenbewusstsein und Generationenkonflikte in Antike und Mittelalter” presso l’università di Bamberg (vi partecipa lo storico medievale Klaus van Eickels: si veda il sito http://www.uni-bamberg.de/?id=2749.), "Archiv, Macht, Wissen" presso l’università di Bielefeld (si veda il sito http://www.uni-bielefeld.de/geschichte/forschung/gk1049/; la storia medievale vi è rappresentata da Bernhard Jussen che tuttavia si è trasferito da poco a Frankfurt am Main), "Freunde, Gönner und Getreue" presso l’università di Freiburg im Breisgau (partecipano i medievisti Birgit Studt e Thomas Zotz; si veda il sito http://www.grk-freundschaft.uni-freiburg.de/) e, da pochi mesi, "Expertenkulturen des 12. bis 16. Jahrhunderts" presso l’università di Göttingen (ne fanno parte gli storici del medievo Frank Rexroth e Hedwig Röckelein; si veda il sito http://www.uni-goettingen.de/de/100282.html).

Per fondare un Graduiertenkolleg, un gruppo di professori interessati si rivolge alla DFG la quale, dopo la solita procedura di valutazione, ne assicura il finanziamento per un massimo di nove anni. Da qualche anno esistono anche i Graduiertenkollegs internazionali, cofinanziati dalla DFG e dalle istituzioni competenti degli altri paesi partecipanti: per indagare, ad esempio, sulla “Politische Kommunikation von der Antike bis ins 20. Jahrhundert” cooperano dottorandi, post-doc e professori delle università di Frankfurt am Main, Innsbruck, Trento, Bologna e Pavia (http://web.uni-frankfurt.de/fb08/HS/Schorn/IGK/). Sono coinvolti i medievisti Bernhard Jussen (Frankfurt am Main), Klaus Brandstätter (Innsbruck), Giuseppe Albertoni (Trento), Glauco M. Cantarella (Bologna) e Daniela Rando (Pavia).

Da pochi anni, alcune università si sono decise a promuovere anche per conto proprio la formazione dei dottorandi, senza ricorrere esclusivamente ai fondi della DFG. Così sono nate le “Graduate Schools”, strutture piuttosto ampie che ospitano un numero di dottorandi molto più grande dei Graduiertenkollegs e che possono essere aperte a tutte le discipline, come per esempio il Dahlem Research Center della Freie Universität Berlin (http://www.fu-berlin.de/sites/en/inu/drs/programs/index.html). Sia chiaro tuttavia che anche molte delle nuove Graduate Schools sono finanziate con l’aiuto della DFG (si veda http://www.dfg.de/forschungsfoerderung/koordinierte_programme/exzellenzinitiative/graduiertenschulen/listen.html). Anche se esistono ancora pochissime Graduate Schools di interesse storico-medievistico, vale la pena menzionare questa nuova struttura perché essa è legata alla cosiddetta “Exzellenz-Initiative”, vera doccia di denaro aperta nel 2005 dal ministero federale per la ricerca; benché il governo federale non abbia nessuna competenza diretta sulle università, dipendenti rigorosamente dai sedici Länder, questi ultimi hanno accettato volentieri la manna offerta da Berlino. Sono nove le università che dopo gli appositi concorsi del 2006 e 2007 possono vantarsi del titolo di “ateneo d’eccellenza”: per il momento vi figurano le università di Aachen, Berlin (Freie Universität), Freiburg, Göttingen, Heidelberg, Karlsruhe, Konstanz e München (Ludwig-Maximilians-Universität e Technische Universität; si veda la mappa nel sito del Wissenschaftsrat, il gremio superiore di consulenza scientifica in Germania: http://www.wissenschaftsrat.de/texte/exini_karte_2006_2007.pdf). Un nuovo concorso di eccellenza è previsto per il 2010. Il fatto che uno dei tre criteri per ottenere l’aureola di eccellenza era, oltre la presentazione di un piano d’innovazione per il futuro e l’approvazione di almeno un “Exzellenz-Cluster” di progetti di ricerca (si veda infra), anche un programma convincente per la formazione dei dottorandi ha contributo molto all’apertura di nuove Graduate Schools.

L’esito principale dei concorsi di eccellenza era tuttavia la creazione dei cosiddetti Exzellenz-Clusters, ampi collegamenti interdisciplinari di progetti per indagare su un tema di importanza generale, concessi anche ad alcune università che non sono riuscite ad adempiere tutti e tre i criteri del concorso d’eccellenza; perciò il numero dei Clusters (in tutto 37) risulta superiore alla cerchia ristretta degli atenei d’eccellenza. Va detto subito che in tutte le strutture nuove create nel contesto della Exzellenz-Initiative, le materie umanistiche in genere e la storia medievale in particolare giocano un ruolo molto ridotto rispetto alle scienze naturali e tecniche. Ma anche i pochi Clusters aperti a temi medievistici hanno provocato un flusso insolito di mezzi destinati a finanziare borse di studio, ricercatori e addirittura nuovi posti per professori, anche se quasi mai a tempo indeterminato. Citiamo a titolo d’esempio l’Exzellenz-Cluster con annessa Graduate School “Religion und Politik in den Kulturen der Vormoderne und Moderne” dell’università di Münster, che vede una buona presenza della storia medievale grazie ai progetti di ricerca condotti da Gerd Althoff, Werner Freitag e altri (http://www.religion-und-politik.de/) e il Cluster “Kulturelle Grundlagen von Integration” dell’università di Costanza (http://www.exc16.de/cms/), al quale partecipa, tra gli altri, la medievista Gabriela Signori.

Sia detto per inciso che alcuni Länder, le università dei quali non sono state accolte nella cerchia degli atenei d’eccellenza, hanno trasformato le proposte elaborate per il concorso nazionale in “Forschungs-Clusters” regionali: così il Land Rheinland-Pfalz con il suo Cluster “Gesellschaftliche Abhängigkeiten und soziale Netzwerke”, ubicato nelle università di Treviri e Magonza (http://www.netzwerk-exzellenz.uni-trier.de/): questo Cluster ospita quattro progetti riguardanti la storia medievale, diretti da Lukas Clemens (2), Franz Irsigler e Sigrid Schmitt.

Se quindi è vero che le università rimangono il fulcro della ricerca medievistica tedesca, salta agli occhi, al contempo, come le risorse ordinarie a disposizione degli atenei siano in fase stagnante o vadano diminuendo, e come debbano venire impegnate in misura crescente per la realizzazione, piuttosto faticosa, della riforma dei corsi di laurea (“Bachelor” e “Master”). È diventato indispensabile, perciò, ricorrere sistematicamente a fondi extrauniversitari. Così stiamo assistendo, in questi anni, a un lento imporsi dei mezzi straordinari su quelli ordinari e a un ritmo di ricerca accelerato, adeguato ai contratti a termine, rispetto alla longue durée dei progetti di lungo respiro.

II. Accademie e altre istituzioni di ricerca non universitarie

A queste condizioni, il compito di assicurare la ricerca di base, come per esempio le grandi edizioni di testi particolarmente dispendiose in termini di tempo e di denaro, è affidato sempre più frequentemente ad alcuni enti finanziati dai Länder e/o dal governo federale, ma indipendenti dalle università: alle accademie scientifiche, ai Monumenta Germaniae Historica e a pochi altri. “Indipendenza” non significa che il lavoro di tali istituzioni sia del tutto slegato dal mondo degli atenei; al contrario, la provenienza universitaria di molti membri delle accademie e l’impegno di molti professori per la valutazione dei progetti proposti dalle accademie assicurano un’interazione intensa tra i due ambienti.

Con la recente rifondazione (2008) della Akademie der Naturforscher Leopoldina a Halle il numero delle accademie scientifiche pubbliche tedesche (senza quelle austriache) è salito a nove: attraverso il sito dell’unione delle accademie scientifiche si accede comodamente ai siti delle singole accademie, eccetto quello di Halle (http://www.akademienunion.de/union/). Mentre la Leopoldina e la Akademie der Wissenschaften di Amburgo non ospitano, per il momento, gruppi di lavoro dediti ad argomenti medievali, tutte le altre danno contributi importanti soprattutto nel campo dell’edizione di fonti. Alcune accademie ricorrono ancora alla tradizionale forma di pubblicazione periodica dei “Sitzungsberichte”, mentre altre preferiscono organi di diffusione più specializzati, in misura crescente anche in forma digitale. Presentiamo le accademie nell’ordine dell’anzianità di fondazione, avvertendo tuttavia che per quanto riguarda l’esemplificazione dei progetti che si rapportano alla storia medievale dobbiamo limitarci a una scelta di quelli più significativi. Prima però va menzionata un’impresa comune, condotta attualmente da sette accademie tedesche nonché da quella di Vienna, ognuna nel territorio di sua competenza: l’inventarizzazione e l’edizione delle iscrizioni medievali latine e tedesche conservate in Germania e Austria (DIM: Die deutschen Inschriften des Mittelalters und der frühen Neuzeit, fino al 1650. Tra gli ultimi volumi usciti: Peter Zahn, Die Inschriften der Stadt Nürnberg II. Die Inschriften der Friedhöfe St. Johannis, St. Rochus und Wöhrd in Nürnberg, Teil 2, 1581-1608, Wiesbaden 2009, Die Deutschen Inschriften, 68).

La Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften (http://www.bbaw.de/) che nel 1992 sostituì la Akademie der Wissenschaften der DDR per riallacciarsi alle origini leibniziane del 1700, ospita soprattutto alcune sezioni dell’edizione delle Constitutiones degli imperatori trecenteschi Ludovico IV e Carlo IV, in collaborazione con i Monumenta Germaniae Historica (MGH). Ricordiamo l’ultima pubblicazione (edizione provvisoria su CD-ROM, distribuita gratis dai MGH su richiesta): Constitutiones et acta publica imperatorum et regum - Dokumente zur Geschichte des deutschen Reiches und seiner Verfassung 1357-1378. Elektronische Vorabedition, Zweite Folge: Urkunden aus den Archiven der Länder Mittel- und Norddeutschlands sowie Dänemarks, bearb. von U. Hohensee, M. Lindner, O. B. Rader, 2005. La Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften inoltre contribuisce all’aggiornamento dei Regesta dell’imperatore Federico III, in cooperazione con i Regesta Imperii coordinati dall’accademia di Magonza (si veda infra), raccogliendo i documenti conservati negli archivi della Germania dell’Est e della Polonia. L’ultimo fascicolo pubblicato è: Die Urkunden und Briefe aus den schlesischen Archiven und Bibliotheken der Republik Polen (mit Nachträgen zum Heft Sachsen), a cura di E. Holtz, Wien, Weimar, Köln 2006 (Regesten Kaiser Friedrichs III., Heft 21).

La Akademie der Wissenschaften zu Göttingen (http://www.uni-goettingen.de/de/sh/10150.html), che si articola in “Kommissionen” e “Forschungsstellen”, è nota ai medievisti internazionali soprattutto per la Forschungsstelle che si occupa, nella tradizione di P.F. Kehr, delle “Papsturkunden des frühen und hohen Mittelalters“ (l’ultimo volume di regesti pubblicato è B. Schilling, Regesta Pontificum Romanorum. Gallia Pontificia III/1: Province ecclésiastique de Vienne, Tome I. Diocèse de Vienne, Göttingen 2006). Trasferito nell’accademia nel 2007 e diretto da Klaus Herbers, il gruppo di lavoro estenderà il proprio orizzonte, nei prossimi anni, a zone geografiche che finora sono rimaste ai margini dell’attenzione, come la Spagna e la Boemia. Da menzionare anche la Germania Sacra, ricostruzione sistematica della storia dei vescovadi e delle grandi istituzioni religiose dell’impero Germanico dal medioevo all’età moderna (da ultimo: Die Bistümer der Kirchenprovinz Köln: Das Bistum Münster, 10: Das Zisterzienserinnen-, später Benediktinerinnenkloster St. Aegidii zu Münster, a cura di W. Kohl, Berlin, New York 2009, Germania Sacra, 3. Folge, 1), e la Residenzen-Kommission che pubblica collane importanti sui palazzi imperiali e principeschi tedeschi e sulle funzioni sociali e culturali delle corti medievali (1200-1600): dal sito http://resikom.adw-goettingen.gwdg.de/index.php si accede inoltre al periodico digitale “Mitteilungen der Residenzen-Kommission”.

La Bayerische Akademie der Wissenschaften (http://www.badw.de/), con sede a Monaco di Baviera, svolge parecchie attività riguardanti la storia medievale. Oltre la Historische Kommission, fondata da Leopold von Ranke, la quale ospita edizioni di fonti sia su carta – per esempio le Reichstagsakten (l’ultimo volume uscito nella serie antica riguarda il regno di Federico III: Deutsche Reichstagsakten, ältere Reihe. Achte Abteilung. Teil 3: 1468-1471. Verzeichnisse und Register, a cura di G. Annas e H. Wolff, Göttingen 2001, Deutsche Reichstagsakten, ältere Reihe, XXII/Register) – sia elettroniche – per esempio il “Repertorium Academicum Germanicum” (http://www.rag-online.org) – vanno menzionate in particolare le commissioni che curano i “Mittelalterliche Bibliothekskataloge Deutschlands und der Schweiz” (da ultimo: Bistümer Passau, Regensburg, Freising, Würzburg, a cura di H. Gneuss, München 2009, Mittelalterliche Bibliothekskataloge Deutschlands und der Schweiz, IV/3) e l’edizione dei diplomi di Federico II (da ultimo: Die Urkunden Friedrichs II., II: 1212-1217, a cura di W. Koch, K. Höflinger, J. Spiegel e Ch. Friedl, Hannover 2007, Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, XIV/2), quest’ultima in collaborazione con i Monumenta Germaniae Historica.

Tra le attività storico-medievali della Sächsische Akademie der Wissenschaften a Lipsia (http://www.saw-leipzig.de/) si ricordano i lavori per la nuova edizione del Codex diplomaticus Saxoniae, monumentale raccolta ottocentesca di documenti provenienti dalla Sassonia e Turingia medievale (si veda il sito del progetto http://www.saw-leipzig.de/forschung/projekte/codex-diplomaticus-saxoniae).

Le ricerche storiche condotte dalla Heidelberger Akademie der Wissenschaften (http://www.haw.uni-heidelberg.de/) si concentrano piuttosto sulla Riforma e sull’Umanesimo, ma comprendono anche la redazione di un’opera fondamentale per la storia, soprattutto medievale, del diritto in Germania, ovvero il Deutsches Rechtswörterbuch, che al presente è giunto alla lettera R ed è accessibile anche in forma elettronica (consultabile al sito http://drw-www.adw.uni-heidelberg.de/drw/).

La Akademie der Wissenschaften und der Literatur di Magonza (http://www.adwmainz.de/), di fondazione relativamente recente (1949), ospita una quantità notevole di ricerche sulla storia antica, ma contribuisce anche alla medievistica. Tra i progetti più importanti si menzionano i concili dell’epoca dell’arcivescovo magontino Willigis, 975-1011 (da ultimo: Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, Teil 2: 962-1001, a cura di E.-D. Hehl e C. Servatius, Hannover 2007, Monumenta Germaniae Historica, Concilia, VI/2), con edizioni che confluiscono nella collana Concilia dei Monumenta Germaniae Historica, oppure il Mittelhochdeutsches Wörterbuch (le parti già pubblicate, fino alla lettera B, sono accessibili anche online: http://www.uni-trier.de/index.php?id=14644). Ma soprattutto ha sede a Magonza, dal 1980 in poi, la commissione che coordina gli aggiornamenti dei Regesta Imperii, la quale ha un sito proprio: http://www.regesta-imperii.de/ che permette la consultazione online dei volumi e dell’importante database bibliografico dei Regesta (si veda anche le relazioni annuali pubblicate nel periodico «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters», ultimamente nel vol. 64, 2008, pp. 609-619).

Tra le ricerche medievistiche svolte dalla Nordrhein-Westfälische Akademie der Wissenschaften und der Künste (http://develop.servicesite.de/akdw//index_akdw.php), ubicata a Düsseldorf, si segnala in prima linea il suo impegno per chiudere una delle lacune “storiche” nella serie dei diplomi imperiali dei Monumenta Germaniae Historica, ossia l’edizione dei diplomi di Ludovico il Pio: i lavori sono diretti da Theo Kölzer, si veda il sito http://www.akdw.nrw.de/awk/forschung/forschungsvorhaben/ludwig_der_fromme/index.php.

Non è un caso se nella descrizione delle accademie sono stati menzionati più volte, nella veste di coordinatore di molte edizioni di fonti, i Monumenta Germaniae Historica (MGH). Si tratta infatti dell’unico ente scientifico tedesco specializzato in storia medievale. Sulle attività dell’ente informano le relazioni annuali pubblicate ogni anno nel «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters», ultimamente nel vol. 64 (2008), pp. I-XIV. Dalla loro sede a Monaco, i “monumentisti” hanno costruito una fitta rete di cooperazioni con altri enti, come le accademie e le università in Germania, Austria e altrove, per portare avanti il loro compito principale, ovvero l’edizione delle fonti per la storia dell’Impero medievale. Questa forma di organizzazione decentrata si impone anche per la necessità di suddividere il peso finanziario, dal momento che il governo della Baviera non vuole mantenere da solo un’istituzione di importanza nazionale. Infatti lo staff impiegato in maniera stabile nella sede monacense è relativamente piccolo e, poiché si occupa anche della manutenzione della biblioteca dei MGH, della redazione del periodico «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters» e di altre mansioni redazionali, si può dedicare soltanto in parte alle edizioni. È inutile, in questa sede, elencare le singole componenti del folto programma di lavoro degli MGH. Esso comprende non solo le diverse serie delle edizioni, di cui alcuni (soprattutto gli Scriptores) risalgono ai tempi della fondazione nel 1819, ma anche collane di studi e da due anni anche i dMGH, l’edizione digitale di tutte le serie di fonti finora pubblicate, accessibile da ovunque attraverso il sito web dell’ente (http://www.mgh.de/). Nonostante quest’apertura alla nuova generazione di tecniche editoriali, gli MGH mantengono la loro tradizionale base concettuale, continuando a impegnarsi per la costruzione delle fondamenta filologiche della storia medievale e per la critica delle fonti. Sulla storia degli MGH è utile H. Fuhrmann, Sind eben alles Menschen gewesen. Gelehrtenleben im 19. und 20. Jahrhundert. Dargestellt am Beispiel der Monumenta Germaniae Historica und ihrer Mitarbeiter, München 1996.

Di fronte all’ammiraglia MGH e alla flottiglia delle accademie, il contributo di altre istituzioni extrauniversitarie tedesche alla storia medievale è per forza minore. Questa constatazione è ancora più valida da quando la Max-Planck-Gesellschaft, la società scientifica più influente della Germania, ha deciso nel 2006 di chiudere il suo istituto storico, situato a Göttingen e diretto fino a quell’anno dal medievista Otto Gerhard Oexle, per trasformarlo in un istituto che indaga sugli effetti della pluralità delle religioni e delle etnie nelle società contemporanee. Sebbene infatti nella rete sopravvivano tracce dell’istituto (si veda http://www.geschichte.mpg.de/) ormai le sue attività di ricerca storica, medievale e moderna, si sono estinte o sono state trasferite altrove (si veda tuttavia la collana “Veröffentlichungen des Max-Planck-Instituts für Geschichte”, terminata nel 2007 con il vol. 234). L’unico istituto Max-Planck a occuparsi oggi, almeno in parte, di temi medievali rimane quello per la storia giuridica europea, con sede a Frankfurt am Main (http://www.mpier.uni-frankfurt.de/); esso ha dato asilo al “Repertorium der deutschen Königspfalzen" bandito da Göttingen nel 2007 (http://www.koenigspfalzen.mpg.de/). Ricordiamo infine che la Max-Planck-Gesellschaft gestisce anche due istituti di storia dell’arte in Italia: il Kunsthistorisches Institut a Firenze e la Biblioteca Hertziana a Roma. Per quanto riguarda invece gli istituti tedeschi all’estero dediti alla storia stricto sensu, riuniti dal 2002 sotto il tetto di una fondazione pubblica con sede a Bonn, ci limitiamo a menzionare quello di Roma, già trattato da Giuseppe Gianluca Cicco nel suo contributo sulle Strutture di ricerca in Italia (associazioni, enti, strutture accademiche), sempre per "Reti Medievali - Repertorio", al quale si rimanda (../repertorio/strutturita.htm).

Il gruppo dei Geisteswissenschaftlichen Zentren, fondati dopo il 1990 come enti autonomi per salvare il meglio della ricerca letteraria, linguistica e storica svolta dalla Akademie der Wissenschaften der DDR, ha ormai cambiato il suo carattere istituzionale. L’unico dei sette centri originari che s’impegni anche nel campo medievistico è il Geisteswissenschaftliches Zentrum Geschichte und Kultur Ostmitteleuropas, con sede a Lipsia; pochi anni fa, esso è stato trasformato in istituto associato (“An-Institut”) all’università di Lipsia e perciò non può più essere considerato come ente extrauniversitario. Lo Zentrum è diretto dallo storico dell’Europa orientale e medievista Christian Lübke (si veda il sito http://www.uni-leipzig.de/gwzo/).

Un discorso a parte andrebbe fatto per gli archivi e le biblioteche. Molti tra i maggiori archivi pubblici promuovono edizioni di fonti, pubblicano collane di studi e curano mostre, dando così un valido contributo alle ricerche di storia medievale in Germania. Il sito web della Archivschule Marburg dà un rapido accesso ai siti di un grande numero di archivi pubblici e privati in Germania, ordinato secondo le regioni: http://www.archivschule.de/ (ma si veda anche Vademecum 2008/2009 cit., pp. 167-210). Molte biblioteche che possiedono collezioni di manoscritti ne organizzano la catalogazione, anche se il pagamento dei ricercatori assunti per realizzare tali cataloghi è assicurato di solito non dalle stesse biblioteche ma dalla DFG o altri enti. Il sito http://www.manuscripta-mediaevalia.de/ permette non solo di consultare online buona parte dei circa 170 cataloghi di manoscritti medievali latini e tedeschi, preparati con rigorosi criteri scientifici dal 1960 in poi, ma anche alcuni cataologhi più antichi e esteri. Va tuttavia tenuto presente che continua la pubblicazione dei cataloghi stampati: si veda per esempio Die Codices Palatini germanici in der Universitätsbibliothek Heidelberg (Cod. Pal. germ. 304-495), a cura di K. Zimmermann e M. Miller, Wiesbaden 2007 (Kataloge der Universitätsbibliothek Heidelberg, 8). Non potendo addentrarci oltre in questo campo, menzioniamo almeno la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, biblioteca particolarmente attiva nell’incoraggiare ricerche sulla storia intellettuale dal medioevo all’illuminismo, con un’attenzione speciale ai secoli XVI, XVII e XVIII. Finanziata dal Land Niedersachsen, la biblioteca, che impiega uno staff scientifico per conto proprio, organizza convegni e mette a disposizione borse per ricercatori che intendono valorizzare la sua notevole collezione di manoscritti, incunaboli e libri stampati dal Cinque al Settecento (si veda il sito http://www.hab.de/; una breve presentazione si trova in U. Gleixner, Realutopie im Alltag – die Herzog August Bibliothek in Wolfenbüttel, in «Jahrbuch der historischen Forschung in der Bundesrepublik Deutschland», 2007, pp. 37-41).

III. Le associazioni sovraregionali di medievisti e i loro convegni

La grande maggioranza delle associazioni di storici – in Germania non diversamente dall’Italia (per un’analisi comparata si veda G. Clemens, Sanctus Amor Patriae. Eine vergleichende Studie zu deutschen und italienischen Geschichtsvereinen im 19. Jahrhundert, Tübingen 2004, Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 106; per l’Italia anche G. Clemens, La costruzione di un’identità storica: le società di storia patria, in "Rassegna storica del Risorgimento" 88, 2002, pp. 77-97) – si occupa di storia regionale e locale o di temi speciali. A esse torneremo nel prossimo paragrafo, riservando questa parte invece alle associazioni dall’orizzonte nazionale, le attività e la reputazione delle quali garantiscono loro anche una certa visibilità internazionale. Il Mediävistenverband (http://www.mediaevistenverband.de/), fondato nel 1983, è un’associazione professionale che, a differenza del Verband der Historiker und Historikerinnen Deutschlands riservato agli storici (si veda il sito http://www.vhd.gwdg.de/index.html: l’Historikerverband organizza ogni due anni un convegno nazionale, l’“Historikertag”, dove anche la storia medievale ha la sua parte, benché nettamente inferiore rispetto alla storia contemporanea e moderna), offre una piattaforma ai cultori di tutte le discipline dedite al medioevo. Così, accanto agli storici medievisti ne fanno parte anche storici dell’arte, rappresentanti delle varie filologie, bizantinisti, musicologi, ecc. Esso pubblica un periodico – «Das Mittelalter. Perspektiven mediävistischer Forschung» – e organizza regolarmente convegni (“Symposien”) e summer schools ("Sommerakademien”).
Più centrati sulla disciplina storica vera e propria, anche se non in maniera esclusiva, sono invece gli incontri che il Konstanzer Arbeitskreis für mittelalterliche Geschichte (http://www.konstanzer-arbeitskreis.de/) organizza due volte all’anno sull’isola di Reichenau nel Lago di Costanza. Fondato nel 1951, l’Arbeitskreis si compone di un numero abbastanza ridotto di soci soprattutto tedeschi, ma anche di altri paesi vicini, che si rinnovano per cooptazione. Gli atti dei suoi convegni sono pubblicati nella collana “Vorträge und Forschungen” (l’ultimo volume uscito: Historische Landschaft ‑ Kunstlandschaft? Der Oberrhein im späten Mittelalter, a cura di P. Kurmann e Th. Zotz, Ostfildern 2008, Vorträge und Forschungen, 68); prima della pubblicazione del singolo volume, procedura che a volte dura 3 o 4 anni, vengono distribuiti alle biblioteche competenti i protocolli dei convegni, disponibili dal 2002 in poi anche online nel sito dell’Arbeitskreis. Dare uno sguardo al programma dei lavori e al profilo delle pubblicazioni della prestigiosa associazione di Costanza è consigliabile per chiunque voglia informarsi sullo sviluppo generale della medievistica tedesca del Dopoguerra.

La Görres-Gesellschaft (http://www.goerres-gesellschaft.de/), associazione di orientamento cattolico fondata nel 1876 per la promozione delle scienze in genere, va qui menzionata perché pubblica periodici e collane di fonti che interessano anche la medievistica: tra i periodici, soprattutto «Historisches Jahrbuch», «Römische Quartalschrift» e «Oriens christianus»; tra le collane, “Conciliorum Oecumenicorum Decreta” e “Fontes christiani”.

Chiudiamo questo panorama con due associazioni “di secondo grado”, ovvero associazioni di associazioni: la prima, il Gesamtverein der deutschen Geschichts- und Altertumsvereine (si veda il sito http://www.gesamtverein.de/ con l’avvertenza che alcune parti non sono ancora funzionanti perché di competenza delle singole associazioni membro), è una sovrastruttura che riunisce 270 tra associazioni di storia locale o regionale, “Historische Kommissionen” e istituti di storia regionale; alcuni esempi scelti saranno presentati infra (IV). La funzione del Gesamtverein, fondato più di 150 anni fa (1852), consiste nella promozione e nel coordinamento di ricerche di storia regionale e locale, attività che interessano non esclusivamente, ma frequentemente la storia medievale. Alla sua iniziativa si deve la fondazione dei due musei storici tedeschi più importanti, il Römisch-Germanisches Zentralmuseum a Magonza (1852) e il Germanisches Nationalmuseum a Norimberga (1852). Oggi il Gesamtverein organizza convegni (“Tag der Landesgeschichte”) e pubblica il periodico più completo di storia regionale in Germania («Blätter für deutsche Landesgeschichte»), che oltre i contributi tematici offre un poderoso servizio di aggiornamento bibliografico (si veda A. Wendehorst, 150 Jahre Gesamtverein der deutschen Geschichts- und Altertumsvereine, in «Blätter für deutsche Landesgeschichte», 138, 2002, pp. 1-65).

La seconda è la Arbeitsgemeinschaft historischer Forschungseinrichtungen in der Bundesrepublik Deutschland (http://www.ahf-muenchen.de/). Ne fanno parte dozzine di associazioni (tra cui lo stesso Gesamtverein), istituti pubblici e privati (si veda anche Vademecum 2008/2009 cit., pp. 95-108), archivi e biblioteche, per pubblicare due strumenti bibliografici che interessano tutte le discipline storiche e quindi anche la storia medievale: un periodico annuale che elenca tutte le pubblicazioni programmate o quasi terminate, ma ancora non uscite («Jahrbuch der historischen Forschung», consultabile sia in forma stampata sia online, per chi collabora con la Arbeitsgemeinschaft registrandovi i propri progetti di pubblicazione), e un altro che raccoglie i lavori già pubblicati («Historische Bibliographie», consultabile sia in forma stampata sia online come supra).

IV. Associazioni e istituti specializzati in campi tematici circoscritti e in storia regionale

Non tutte le associazioni storiche specializzate operano in una prospettiva regionale o locale. Tra quelle che si basano su un approccio tematico, più o meno specifico ma comunque slegato da riferimenti topografici, annoveriamo la Deutsche Cusanus-Gesellschaft che indaga su ogni aspetto della vita e filosofia di Nicola da Cusa (http://cusanus.uni-trier.de/index.php?id=21334), e l’Arbeitskreis für hagiographische Fragen, legato alla Akademie der Diözese Rottenburg-Stuttgart (http://www.akademie-rs.de/ge-hagiographie.html). Si noti che accanto a quella di Rottenburg esistono altre accademie ecclesiastiche, sia cattoliche sia protestanti, impegnate negli studi teologici e umanistici; i mezzi di cui dispongono non raggiungono però livelli paragonabili a quelli delle grandi accademie pubbliche. L’Arbeitskreis di Rottenburg è aperto a studiosi che si occupano di agiografia e di culti dei santi prevalentemente medievali; esso organizza convegni e sostiene pubblicazioni, in particolare la collana Beiträge zur Hagiographie (l’ultimo volume: U. Kleine, Gesta, Fama, Scripta. Rheinische Mirakel des Hochmittelalters zwischen Geschichtsdeutung, Erzählung und sozialer Praxis, Stuttgart 2007, Beiträge zur Hagiographie, 7).

Questi esempi non smentiscono, tuttavia, la preponderanza numerica delle associazioni dedite alla storia di una specifica unità geografica. Ciò non può sorprendere in un paese come la Germania che con la sua forte tradizione federale, risalente all’organizzazione territoriale medievale, è un terreno particolarmente fertile per i cultori di storia regionale. Così, le associazioni (“Geschichtsvereine”) impegnate nella cura della memoria storica di un territorio, di un Land o di una città, hanno spesso radici piuttosto antiche: alcune fondazioni furono realizzate già nella prima metà del XIX secolo. Gli esempi che seguono riguardano associazioni responsabili per la pubblicazione di periodici o collane di un certo peso scientifico. Per iniziare con una regione alquanto distante dalla Germania citiamo il Deutscher Palästinaverein (http://www.palaestina-verein.de/), le pubblicazioni del quale si riferiscono anche alle crociate e ai pellegrinaggi in Terrasanta. Per la Germania del Nord si ricordano l’Hansischer Geschichtsverein (http://www.hansischergeschichtsverein.de/), con sede a Lubecca, che cura le collane “Quellen und Darstellungen zur hansischen Geschichte” e “Hansische Studien” nonché il periodico «Hansische Geschichtsblätter»; inoltre il Verein für Geschichte und Altertumskunde Westfalens (http://www.altertumsverein-muenster.de/), a Münster, responsabile per il periodico «Westfalen». Per la Germania meridionale si possono citare le «Mitteilungen des Vereins für Geschichte der Stadt Nürnberg», periodico edito dall’associazione storica di Norimberga (http://www.stadtarchiv.nuernberg.de/vgn/), o i «Würzburger Diözesangeschichtsblätter» a cura del Diözesangeschichtsverein della città vescovile francone (http://www.wdgv.bistum-wuerzburg.de/bwo/dcms/sites/bistum/verbaende/vereine/dgv/index.html). Un altro organo importante della storia ecclesiastica regionale è l’«Archiv für mittelrheinische Kirchengeschichte», curato dalla omonima Gesellschaft con sede a Magonza (http://www.mittelrheinische-kirchengeschichte.de/).
Fin dai tempi delle origini i Geschichtsvereine erano animati da due tensioni: la prima, tra l’apertura verso il grande pubblico appassionato di storia da un lato e la necessità di una professionalizzazione dei lavori dall’altro; la seconda, tra le motivazioni dei fondatori radicati nella società “civile” da un lato e le iniziative dei governi o funzionari territoriali dall’altro. Tali tensioni condussero alla fondazione di altre strutture di ricerca storico-regionale: le cattedre universitarie specialistiche (si veda supra, I), a volte collegate ad appositi istituti universitari di storia regionale, e le Historische Kommissionen (da non confondersi con le Kommissionen operanti nelle accademie scientifiche). Le Historische Kommissionen sono enti o associazioni (lo stato giuridico può variare) promosse, finanziate o almeno sovvenzionate, a partire dalla fine del XIX secolo, dagli stati oppure, nella Germania odierna, dai Länder. Spesso esse coesistono con un Geschichtsverein locale e in tal caso i soci sono in parte identici. Ma le Historische Kommissionen hanno il compito principale di coordinare la pubblicazione delle fonti e di assicurare la qualità professionale di tali edizioni. Infatti esse sono freqentemente, seppur non sempre, legate agli archivi di stato della rispettiva regione. Hanno prodotto una serie imponente di edizioni, di cui presentiamo qui soltanto un minuscolo campione. La Historische Kommission zu Berlin (http://www.hiko-berlin.de/hiko-berlin.html), per esempio, cura il periodico «Jahrbuch für die Geschichte Mittel- und Ostdeutschlands»; il Land Hessen mantiene più Historische Kommissionen, tra le quali una a Marburg, una a Darmstadt e una a Wiesbaden, con una produzione intensa di edizioni di fonti (si accede comodamente ai loro siti web attraverso il sito del Ministerium für Wissenschaft und Kunst dell’Assia: http://www.hessen.de/irj/HMWK_Internet?cid=e395861111455d6f37d9558f7fc80c46); la Kommission für geschichtliche Landeskunde in Baden-Württemberg (http://www.kgl-bw.de/), con sede a Stoccarda, cura – accanto a numerose collane di studi e fonti – le due più importanti riviste di storia regionale del sudovest tedesco, «Zeitschrift für Geschichte des Oberrheins» e «Zeitschrift für Württembergische Landesgeschichte»; per tornare al Nord menzioniamo infine la Historische Kommission für Mecklenburg (http://www.hiko-mecklenburg.de/), rifondata nel 1990 con sede a Schwerin, che tra le altre pubblicazioni cura la collana “Quellen zur mecklenburgischen Geschichte”. Per un elenco completo delle Historische Kommissionen si veda Vademecum 2008/2009 cit., pp. 109-125, dove però sono mescolate con accademie, società come la Görres-Gesellschaft o enti come i MGH. Una parte delle Historische Kommissionen, non tutte, fanno parte della Arbeitsgemeinschaft historischer Forschungseinrichtungen (si veda supra, III, e il sito http://www.ahf-muenchen.de/; v. anche Wendehorst, 150 Jahre cit., pp. 36 e sgg.).


Segnalazioni

Per commenti, aggiornamenti e indicazioni di errori si invitano i lettori a rivolgersi al curatore: frankt@zedat.fu-berlin.de.


Curatore

Thomas Frank (Bruchsal, RFT, 1958), dottorato in storia medievale nel 1989, Habilitation nel 2000 presso la Freie Universität Berlin, dov’è docente di storia medievale. A partire dal settembre 2009 è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia.

Pubblicazioni: Studien zu italienischen Memorialzeugnissen des XI. und XII. Jahrhunderts, Berlin, New York 1991; Bruderschaften im spämittelalterlichen Kirchenstaat. Viterbo, Orvieto, Assisi, Tübingen 2002; Gli statuti medievali dei disciplinati di Viterbo: edizione sinottica delle redazioni del 1355 e 1365, in collaborazione con L. Gufi, Perugia 2007 (Quaderni del Centro di ricerca e di studio sul movimento dei Disciplinati, 24, nuova serie, 3); Confraternite e assistenza, in Studi confraternali. Orientamenti, problemi, testimonianze, a cura di M. Gazzini (Reti Medievali E-Book, 12), Firenze 2009, pp. 217-238; download http://www.storia.unifi.it/_RM/e-book/titoli/Gazzini_2.htm#Indice.

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Ultima modifica: 16/10/2009
 
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