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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


IX
L’età carolingia / 3
Società, istituzioni, economia

1. Diritti e doveri del vassallo
(A) Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 (802-803).
(B) Capitolari franchi, KK 1, c. 8 (801-813?).
(C) Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).
(D) Capitolare di Héristal, KK 1, c. 16 (779).
(E) Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
(F) Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).

(A) Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto da lui il valore di un soldo, salvo se [il signore] lo vuole uccidere o colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli l’eredità.

Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 (802-803).

Testo originale


(B) Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo luogo che il signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo luogo, che abbia tramato contro la sua vita; in terzo luogo, che il signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in quarto luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto luogo, che il signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si era accomandato nelle sue mani, allora sia lecito al vassallo abbandonarlo.

Capitolari franchi, KK 1, c. 8 (801-813?).

Testo originale


(C) 1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò e potrò, con l’aiuto di Dio, senza inganno o frode e con il consiglio e l’aiuto secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che Dio vi concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e per la salvezza vostra e dei vostri fedeli.

2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente fare, con l’aiuto di Dio, onorerò ciascuno di voi secondo la sua condizione e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò la sua propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di cui egli avrà bisogno e di cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per quanto lo consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e potere, non abbandonerò questa decisione a favore di nessuna persona nè per consiglio malevolo nè per alcuna altra indebita esortazione; e se io sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò, cercherò volontariamente di porvi riparo.

Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).

Testo originale


(D) Per quanto riguarda i giuramenti che si prestano vicendevolmente i partecipanti alle gilde, che nessuno osi farlo. D’altro canto anche coloro che si riuniscono a scopo d’elemosina, [per lottare contro] gli incendi o i naufragi, creino pure delle confraternite, ma nessuno osi in esse prestare giuramento.

Capitolare di Héristal, KK 1, c. 16 (779).

Testo originale


(E) Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia.

Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).

Testo originale


(F) Comportamento da mantenere verso il tuo signore.

Dio, come credo, e tuo padre Bernardo, nel fiorente vigore dell’inizio della tua gioventù hanno scelto il signore che tu hai ora, Carlo; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed è di origine nobile da entrambi i lati, e non lo servire in modo tale che piaccia solo all’apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi sensi, e tieni il corpo e l’anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le cose […]. Perciò, figlio, ti esorto perché tu mantenga finché vivi la fedeltà con il corpo e con la mente […]. Mai esca da te un improperio a causa dell’insania dell’infedeltà; il male non nasca neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in qualcosa al tuo signore […], cosa che non credo che, avverrà né in te né nei tuoi compagni d’arme […]. Tu, pertanto, Guglielmo, figlio mio […], come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto Dio ti darà le forze, la massima prudenza dentro e fuori.

Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).

Testo originale

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05