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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


IX
L’età carolingia / 3
Società, istituzioni, economia

6. Il grande possesso fondiario
(A) Capitolare sulle villae, KK 1.
(B) Polittico dell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, cc. 1-3, 38 (circa 814).

(A) 1. Vogliamo che le nostre ville, che abbiamo istituito per il nostro profitto, siano sfruttate integralmente a nostro vantaggio e non all’altrui.


5. Quando i nostri giudici devono occuparsi dei lavori agresti sulle nostre terre: seminare, arare e raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di loro in ogni località, al momento di eseguire questi lavori, provveda e regoli le cose in modo che tutto si svolga nel modo migliore.


7. Che ciascuno dei giudici adempia pienamente al suo compito, come gli è stato prescritto; e se fosse necessario lavorare di più, faccia calcolare se si debba aumentare il carico di lavoro o le giornate lavorative.

8. Che i nostri giudici curino le nostre vigne che sono di loro competenza e le coltivino bene; sistemino il vino in recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Il resto del vino se lo procurino, acquistandolo, in quantità sufficiente all’approvvigionamento della tenuta signorile. Nel caso se ne sia acquistato in quantità superiore al fabbisogno dei nostri possedimenti, ci sia reso noto, onde possiamo far sapere quale sia la nostra volontà in proposito.


10. Che i nostri fattori, forestali, cavallanti, dispensieri, decani, esattori e gli altri inservienti arino ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino dei maiali dai loro mansi e, per le prestazioni manuali, provvedano diligentemente ai loro compiti. E ogni fattore che abbia un beneficio, invii in sua vece un subalterno che adempia per lui alle prestazioni manuali e agli altri servizi.


15. Che i nostri puledri siano comunque consegnati a palazzo il giorno della festa invernale di san Martino.


18. Che presso i nostri mulini ci siano polli ed oche in proporzione all’importanza del mulino e quanto meglio potranno.

19. Nei nostri fienili delle più importanti ville ci siano non meno di cento polli e di trenta oche; nei mansi non ci siano meno di cinquanta polli e dodici oche.

20. Ogni giudice faccia sempre arrivare ogni anno alla corte prodotti in abbondanza.

21. Ogni giudice conservi i vivai nelle nostre corti là dove già c’erano e se possono essere ingranditi, li ingrandisca; là dove non c’erano e vi è la possibilità di costituirli, siano fatti ex novo.

22. Chi possiede vigne conservi non meno di tre o quattro corone di grappoli.

23. In ognuna delle nostre ville i giudici abbiano stalle per le mucche, i porci, le pecore, le capre e i montoni, quante più sarà possibile; e per nessuna ragione debbono esserne prive.


26. I fattori non devono avere sotto la loro tutela più terra di quanta possono percorrere e sorvegliare in un giorno.

27. Le nostre case siano sempre provviste di fuoco e di guardiani, in modo che non possano essere danneggiate. E quando i nostri inviati e le ambascerie vengono a palazzo o ne ripartono, per nessun motivo prendano alloggio nelle dimore signorili, se non vi sarà stato un ordine particolare nostro o della regina. I conti, come è loro dovere, e gli uomini che fin dall’antico ebbero per consuetudine questo compito, li ospitino come sempre, e per quel che riguarda i cavalli se ne curino secondo l’usanza e li provvedano di tutto il necessario, onde possano venire a palazzo o ritornarsene nelle loro terre senza difficoltà e decorosamente.

28. Vogliamo che ogni anno nel periodo di Quaresima, il giorno della domenica delle Palme, detta Osanna, procurino di consegnare secondo i nostri ordini, l’argento proveniente dalla nostra industria, dopo che saremo stati informati dell’entità della produzione dell’anno.


30. Vogliamo che i giudici, durante il loro servizio, facciano mettere da parte una certa quantità di ogni prodotto che deve servire a nostro uso; allo stesso modo facciano mettere da parte ciò che deve essere caricato sui convogli destinati alle spedizioni militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori, e sappiano quanto mandano a questo scopo.

31. Allo stesso modo facciano riporre ogni anno ciò che devono dare ai prebendari e ai ginecei, e a tempo opportuno lo distribuiscano integralmente, e sappiano riferirci cosa ne fanno e donde l’hanno tratto.

32. Ogni intendente provveda a rifornirsi delle sementi migliori, acquistandole o in altro modo.

33. Effettuati i suddetti approvvigionamenti, e terminata la semina, tutto ciò che sarà restato di ogni prodotto sia conservato fino a nostro ordine, finché non sia messo in vendita o tenuto di riserva le nostre disposizioni.


39. Vogliamo che si incarichino di ricevere i polli e le uova che i servi e i possessori dei mansi consegnano ogni anno; e nel caso che non si usino, li facciano mettere in vendita.


43. Facciano consegnare ai nostri ginecei a tempo opportuno, come è stato stabilito, i materiali necessari, cioè il lino, la lana, l’isatide, la tintura rossa, la robbia, i pettini per la lana, il necessario per la cardatura, sapone, grasso, bacili, e tutte le altre piccole cose che sono necessarie nei ginecei.


55. Vogliamo che i nostri giudici facciano annotare in un inventario tutto ciò che hanno consegnato, messo da parte o impiegato a nostro uso, e in un altro quello che avranno speso; e ci informino con un inventario delle rimanenze.


65. Che i pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti da altri, modo che ve ne siano sempre; tuttavia quando non veniamo nelle nostre ville, allora siano venduti e gli stessi giudici raccolgano il denaro a nostro profitto.

67. Se mancano dei tenutari per i mansi disponibili o se non sanno dove collocare gli schiavi acquistati di recente, ce ne diano avviso.


70. Vogliamo che nell’orto siano coltivate tutte le piante: […]

Capitolare sulle villae, KK 1.

Testo originale


(B) 1. [L’abbazia] possiede a Palaiseau un manso signorile con una casa e altre costruzioni agricole in numero sufficiente. [In questo manso] essa possiede sei colture di terra arabile per la superficie complessiva di 287 bunuaria dove possono essere seminati 1300 moggi di frumento, e 127 arpenti di vigna dove possono essere raccolti 800 moggi di vino. Ha cento arpenti di prato, dove possono essere raccolti 150 carri di fieno e una foresta la cui circonferenza totale é stimata in una lega, dove possono essere ingrassati 50 porci. Essa vi possiede tre mulini da grano, che procurano un censo di 154 moggi di grano, e una chiesa, costruita con ogni diligenza, da cui dipendono 17 bunuaria di terra arabile, cinque arpenti e mezzo di vigna e tre arpenti di prato. Inoltre essa vi possiede un manso ingenuile che comprende quattro bunuaria e due antsingas di terra arabile, un arpento e mezzo di vigna, tre arpenti di prato. vi risiedono sei ospiti che hanno ciascuno un manso di terra arabile e debbono in contraccambio una giornata lavorativa, un pollo e cinque uova alla settimana. Essa possiede un’altra chiesa a Gif, tenuta dal prete Warodo. Vi risiedono sette ospiti, […] i quali devono una giornata lavorativa alla settimana, se la chiesa dà loro il vitto, un pollo, cinque uova e quattro denari; inoltre esige in dono un cavallo.

2. Walafredo colono e fattore e sua moglie, colona, […] uomini di San Germano, hanno con sé due bambini. […] Egli tiene due mansi ingenuili, per sette bunuaria di terra arabile, sei arpenti di vigna, quattro arpenti di prato. Paga per ogni manso un bue all’anno; l’anno seguente un porco adulto; quattro denari per il diritto d’uso del bosco, due moggi di vino per il pascolo, una pecora con un agnello. Egli ara quattro pertiche per il grano invernale e due pertiche per il grano primaverile; fa corvées, trasporti, lavori manuali e taglio della legna per quanto gli si comanda; deve tre polli e quindici uova.

3. Airmondo colono, e sua moglie, colona, […] uomini di San Germano, hanno con sé cinque bambini. […] Egli tiene un manso ingenuile per dieci bunuaria di terra arabile, due arpenti di vigna, un arpento e mezzo di prato, paga come il precedente.

38. Ebrulfo, colono, e sua moglie, schiava, […] uomini di San Germano, hanno con sé quattro bambini; Ermenoldo, schiavo, e sua moglie, colona, uomini di San Germano, hanno con sé quattro bambini; Teutgarda, schiava di San Germano, ha con sé un bambino. […] Questi tre tengono un manso ingenuile per otto bunuaria e una antsingo di terra arabile, quattro arpenti di vigna, due arpenti oli prato. Nella vigna [signorile] coltivano otto arpenti; pagano per il pascolo due moggi di vino e due staia di senape nera.

Polittico dell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, cc. 1-3, 38 (circa 814).

Testo originale

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05