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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


V
I regni romano-germanici / 2
L’Italia longobarda

3. L’età di Agilulfo e Teodolinda
(A) Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV, IV, 1-6.

(A) Confermato dunque nella dignità regia, Agilulfo, che era chiamato anche Ago, mandò in Francia Agnello, vescovo di Trento, per la questione dei prigionieri fatti dai Franchi nei castelli del Trentino. Egli tornò riportandone con sé diversi, che la regina dei Franchi Brunechilde aveva riscattato con il proprio denaro. Anche Euin, duca di Trento, si recò nelle Gallie per ottenere la pace e tornò dopo averla conclusa.

Qell’anno ci fu una siccità gravissima dal mese dl gennaio fino a settembre; e ne segui una grande carestia. Nel territorio di Trento arrivò anche un grosso nugolo di cavallette, più grandi delle normali locuste e, strano a dirsi, mangiarono le erbe e le vegetazioni palustri, ma toccarono appena le messi dei campi. Anche l’anno seguente tornarono, sempre allo stesso modo.

In quei giorni il re Agilulfo uccise Mimulfo, duca dell’isola di San Giuliano, perché in precedenza era passato ai duchi dei Franchi. Il duca di Bergamo, Gaidulfo, si ribellò poi nella sua città e si trincerò contro il re; ma, dopo aver dato degli ostaggi, fece pace con lui. In seguito Gaidulfo si asserragliò nell’isola Comacina. Ma il re Agilulfo sbarcò nell’isola, ne cacciò gli uomini di Gaidulfo e trasportò a Ticino il tesoro, radunato li dai Romani, che vi aveva trovato. Gaidulfo fuggi di nuovo a Bergamo e lì fu catturato da Agilulfo e fu di nuovo accolto in grazia. Si ribellò contro il re Ago anche il duca Ulfari a Treviso, ma fu da lui assediato e fatto prigioniero.

In quell’anno ci fu di nuovo, come trenta anni prima, una gravissima peste inguinaria a Ravenna, a Grado e nell’Istria. In quello stesso il re Agilulfo fece pace con gli Avari […]

In questi giorni il sapientissimo e beatissimo Gregorio, papa della città di Roma, che aveva già scritto molte opere per il bene della santa Chiesa, compose anche quattro libri sulla vita dei santi e chiamò l’opera Dialogo, cioè conversazione tra due persone, perché lo aveva messo in forma di ragionamento con il suo diacono Pietro. Il papa stesso inviò questi libri alla regina Teodolinda, che sapeva essere dedita pienamente alla fede di Cristo e grande nel fare il bene.

Anche per merito di questa regina la Chiesa di Dio ottenne grandi benefici. Infatti i Longobardi, quando erano ancora immersi nell’errore del paganesimo, si erano impadroniti di quasi tutti i beni delle chiese. Ma, spinto dalle salutari suppliche di lei, il re si converti alla fede cattolica ed elargì anche molti possessi alla Chiesa di Cristo e riportò all’onore della consueta dignità i vescovi che si trovavano in una condizione di avvilimento e di umiliazione.

Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV, IV, 1-6.

Testo originale

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05