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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


V
I regni romano-germanici / 2
L’Italia longobarda

5. Le resistenze pagane e la conversione
(A) Vita di san Barbato vescovo di Benevento, SRL.
(B) Carme del sinodo di Pavia, SRL, vv. 1-10, 16-20, 26-30, 46-60.

(A) Al tempo in cui Grimoaldo teneva le redini del regno longobardo e suo figlio Romualdo governava i Sanniti, un insigne sacerdote di nome Barbato, come si racconta, per volontà del Redentore fiorì a Benevento, famoso per le sue azioni e corrusco di gloria. In quei giorni, sebbene i Longobardi fossero stati lavati dall’onda del sacro battesimo, tuttavia, mantenendo essi i riti antichi del paganesimo, dato che avevano una mente bestiale, piegavano il collo che debitamente avrebbero dovuto piegare davanti al loro Creatore, davanti al simulacro di una bestia, chiamata vipera. Inoltre, non lontano dalle mura di Benevento, nei giorni solenni, adoravano un albero sacro, al quale sospendevano una pelle di animale; [allora] tutti quelli che erano presenti voltavano le spalle all’albero e cavalcavano il più velocemente possibile, spronando a sangue i cavalli, per superarsi l’uno con l’altro; poi, tornati indietro nel loro tragitto, strappavano la pelle con le mani e una volta fattala a pezzi ne prendevano superstiziosamente un piccolo pezzo da mangiare. E poiché lì scioglievano i loro stolti voti, da questo fatto dettero nome a quel luogo Voto, così come è chiamato ancora oggi.

Vita di san Barbato vescovo di Benevento, SRL.

Testo originale


(B) Nato nelle terre d’Europa, di altissima stirpe regale longobarda, il re Ariperto, pio e cattolico, abolì l’eresia ariana e fece crescere la fede cristiana.

Suo figlio Pertarito, imitatore dell’esempio del padre, fece convertire i Giudei alla fede battezzandoli, e quelli che rifiutarono di credere li fece passare a fil di spada. […]

Terzo, nipote e figlio, fu il re Cuniperto, salito al trono in questi anni, governante forte e piissimo, devoto cultore della fede cristiana, generoso benefattore e artefice di chiese. […]

Lo scisma [è] nato da Aquilone, donde il profeta Isaia vaticinando cantò che tutto il male si sarebbe sparso sulla terra, dove il superbo cadendo scelse il suo trono. […]

Affinché fosse un’unica fede in tutta l’Esperia, ordinò che fossero chiamati [gli eretici] nella città d’Aquilone dove risiede, detta Ticino dal fiume che vi confluisce, ma che ha come proprio nome Pavia.

Entrati nell’aula anche i padri ortodossi, iniziarono a contendere con i malvagi, leggendo i libri stabiliti dai padri, smascherando l’eresia di Paolo, Pirro, Teodoro, Iba e Teodoreto.

Infine riconoscendosi vinti, subito [gli eretici] chiedono al re che i cattolici giurino di accogliere piuttosto il quinto sinodo, e promettono che poi avrebbero consentito [alla fede cattolica] e avrebbero giurato di riceverla e di crederci.

E infatti, entrati in chiesa giubilando, affermano con il giuramento la concordia e, uniti dal vincolo della carità, offrendo insieme le ostie a Dio partecipano concordi all’eucarestia.

Carme del sinodo di Pavia, SRL, vv. 1-10, 16-20, 26-30, 46-60.

Testo originale

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05