Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
6. L’espansione del Cristianesimo ad Est sotto la tutela tedesca (A) Giovanni XIII, Lettere e Decreti,
PL 135, n. 2. (B) Adamo di Brema, Gesta dei
vescovi della chiesa di Amburgo, SRG, 11, 15-16. (C) Tietmaro di Murseburgo,
Cronaca, SRG, 11, 20.
L’anno stesso della vittoria sugli Ungari Ottone I propose al papa Agapito
II di erigere la località di Magdeburgo sull’Elba a metropoli di una
Provincia ecclesiastica che abbracciasse tutti i vescovati dei territori
slavi: un progetto che parve trasformarsi in realtà all’indomani della
nomina imperiale di Ottone, allorché il concilio romano del 12 febbraio
962 autorizzò la costituzione della metropoli di Magdeburgo. Non si
era però ancora alla fase esecutiva, poiché la costituzione effettiva
venne dilazionata per sei anni, sia a causa della forte opposizione
dell’arcivescovo di Magonza che vedeva sottrarsi alcuni vescovati
a lui precedentemente soggetti sia a causa dell’atteggiamento autonomistico
e addirittura della concorrenzialità missionaria mostrata dalla Polonia,
che proprio allora, sotto la guida di Mieszko I, si andava organizzando
come entità politica su basi cristiane. Nelle intenzioni di Ottone
I Magdeburgo doveva costituire la punta avanzata dell’espansione del
cristianesimo e insieme della penetrazione tedesca nei territori slavi:
un piano di cristianizzazione/colonizzazione tutta tedesca che venne
ridimensionato con la costituzione, nel 966, di un vescovato missionario
a Poznan, in terra polacca. Così nel 968 l’effettiva organizzazione
dell’archidiocesi di Magdeburgo quale risulta dal diploma di Giovanni
XIII (A) e quale ci viene descritta
circa un secolo più tardi da Adamo di Brema nei suoi Gesta Hammeburgensis
ecclesiae pontificum (B) fu limitata
a soli cinque vescovati con la decisiva esclusione di Poznan, rivelandosi
quindi qualcosa di diverso da ciò che Ottone aveva auspicato. In ogni
caso alla fine del regno di Ottone nella dieta da lui indetta a Quendliburg
dove le principali potenze dell’est e del nord scelsero di essere
presenti ce ne informa il Chronicon condotto fino all’anno 1018
dall’arcivescovo Tietmaro di Merseburgo (C)
l’impero ottoniano, nonostante queste parziali disconferme, si manifestava
come la massima potenza della cristianità e come l’espressione della
cristianità stessa nei territori settentrionali ed orientali (A) Giovanni, servo dei servi di Dio,
vescovo della città di Roma, agli arcivescovi, ai vescovi, a tutti
i timorati di Dio, ed a tutto il consesso dei cristiani. Vogliamo
che si sappia che, per ispirazione dello Spirito Santo, per i meriti
di Pietro principe degli apostoli, del santissimo Paolo, strumento
eletto [1], e di migliaia
di migliaia di martiri di Cristo ad opera di Ottone Augusto imperatore,
Cesare incoronato da Dio, grande e tre volte benedetto, Roma, capo
del mondo intero e della chiesa universale, mandata pressoché in rovina
dagli iniqui, è stata risollevata e con la massima reverenza riportata
al pristino onore nell’anno secondo del nostro apostolato e nell’anno
sesto dell’impero del sunnominato santissimo nostro figlio spirituale.
Infatti proprio in quest’anno, con il favore ed il consenso dell’invittissimo
summenzionato imperatore, una grande sinodo si è riunito con noi a
Ravenna il giorno 18 aprile [2],
con la partecipazione degli arcivescovi e dei vescovi di ogni parte
d’Italia: ci siamo stabiliti nella chiesa del beato Severo confessore
di Cristo, e dopo aver regolato tutte le questioni ecclesiastiche
secondo gli statuti dei canoni e i decreti dei nostri predecessori,
il santissimo imperatore con ardente zelo ha posto la questione di
come, per la nostra autorità apostolica, la cristianità potesse cominciare
ad estendersi nelle plaghe settentrionali. Noi, pieni di ammirazione
per la mirabile disposizione del suo animo al servizio di Dio, abbiamo
ritenuto giusto assecondarlo, ed alla presenza e con il consenso della
santa sinodo e dello stesso imperatore abbiamo stabilito che Magdeburgo
presso l’Elba (località dove l’imperatore benedetto da Dio ha collocato
il corpo del beato Maurizio [3]
con molti altri martiri ed ha fatto costruire una chiesa di straordinaria
grandezza) d’ora in poi abbia il rango di metropoli, per autorità
del beato Pietro principe degli apostoli e per quella stessa autorità
per la quale i nostri antecessori hanno innalzato la chiesa costantinopolitana
[4]. Quindi poiché il
nostro figlio, il già più volte ricordato Ottone, il più augusto fra
tutti gli Augusti, è stato il terzo [5]
imperatore a partire da Costantino che abbia esaltato al massimo la
chiesa di Roma, abbiamo concesso che la chiesa di Magdeburgo non sia
seconda alle altre sedi metropolitane, ma, salda e stabile, sia prima
fra le prime ed antica fra le antiche. Ed alla medesima sede metropolitana
tutti all’unanimità abbiamo già assegnato come suffraganei i vescovi
di Brandenburgo e di Havelberg [6],
ed abbiamo stabilito che l’arcivescovo di Magdeburgo sia consacrato
da costoro e da quelli che l’imperatore vorrà. Abbiamo anche stabilito
che in seguito l’arcivescovo ed i suoi successori, nei luoghi dove
la loro predicazione portasse ad un accrescimento della cristianità,
abbiano il potere di nominare dei vescovi secondo le esigenze: noi
qui ed ora, a partire da questa decima indizione, erigiamo in vescovati
per sempre le località di Merseburg, Zeitz e Meissen [7].
Con gli strumenti della censura apostolica, dell’appello al giudizio
divino e dell’anatema stabiliamo che a nessuno dei nostri successori,
a nessun vescovo o a nessun’altra persona sia lecito modificare o
annullare ciò che con pia intenzione abbiamo costituito e che vogliamo
rimanga saldamente immutato. E se qualcuno cosa che non crediamo
possibile presumerà agire temerariamente contro questo decreto apostolico,
sappia di incorrere nei vincoli della scomunica, di venire escluso
dal regno di Dio e di venire destinato con gli empi all’eterno supplizio.
E chi invece osserverà con pio zelo questo nostro privilegio, meriti
di ricevere la benedizione del misericordiosissimo Signore e Dio nostro,
e con tutti i santi partecipi per sempre della letizia della vita
eterna. Scritto per mano di Stefano, notaio, regioniario e scriniario
di santa romana chiesa, nel mese di aprile, indizione decima. Io,
Giovanni, presule della santa, cattolica ed apostolica chiesa romana,
ho sottoscritto questo nostro decreto, per ratifica. Segno di Ottone
piissimo imperatore. Io Roberto, patriarca della santa chiesa di Aquileia,
sono stato presente, ho consentito ed ho sottoscritto.
Giovanni XIII, Lettere e Decreti, PL 135, n. 2.
[1] Atti, 9, 15.
[2] Questo documento pontificio
fu emanato da papa Giovanni XIII (965-972) in occasione del concilio
ravennate del 967. Il decreto conciliare relativo a Magdeburgo è
invece connesso con il concilio ravennate dell’anno seguente.
[3] Popolare figura di santo-guerriero,
secondo la tradizione il capo della legione tebana, una legione orientale
operativa in Gallia che sarebbe stata annientata (circa 287) per non
aver voluto offrire i sacrifici agli dei prima di una battaglia. Il
suo culto si diffuse in Germania nel X secolo, allorché al re
Enrico I venne donata dal re di Borgogna una famosa reliquia, la Santa
Lancia, che si credette essere appartenuta a Maurizio e che divenne
una delle più prestigiose i insegne della regalità tedesca.
[4] Un’eco della secolare disputa
sul rango della chiesa costantinopolitana, la cui qualifica di metropoli
viene qui attribuita ad una iniziativa del papato romano [cfr. capitolo
2, 8].
[5] Il secondo è ovviamente
Carlo Magno.
[6] I vescovati di Havelberg e
Brandeburgo, costituiti già nel 948, erano rimasti fino ad allora
sotto il controllo, della chiesa di Magonza, il cui arcivescovo si era
infatti opposto alla fondazione dell’archidiocesi di Magdeburgo.
[7] Merseburgo e Zeizt (Sassonia-Anhalt) sono situate rispettivamente sul corso della Saale e di un suo affluente di destra; Meissen (Sassonia) si trova sul medio corso dell’Elba.
(B) In quel tempo il grande Ottone, dopo aver soggiogato gli Slavi ed averli condotti alla fede cristiana, fondo sulle rive dell’Elba l’inclita città di Magdeburgo, che istituì come archidiocesi per i territori slavi, facendovi consacrare come arcivescovo Adalberto[1], un uomo di insigne santità. Adalberto, primo titolare della metropoli di Magdeburgo, resse l’archidiocesi per dodici anni, e con la sua predicazione convertì molte genti slave. Fu ordinato nel trentacinquesimo anno di regno del nostro imperatore, centotrentasette anni dopo l’ordinazione del santo Anscario
[2]. All’archidiocesi di Magdeburgo fu sottoposto tutto il territorio degli Slavi fino al fiume Peena, e le furono assegnati cinque vescovati suffraganei: Merseburgo e Zeizt sul fiume Saale, Meissen sull’Elba, Brandeburgo e Havelberg più all’interno. Il sesto vescovato della terra degli Slavi è Oldenburg
[3], che l’imperatore ha assegnato, per la vicinanza, all’archidiocesi di Amburgo.
Adamo di Brema, Gesta dei vescovi della chiesa di Amburgo, SRG, 11, 15-16.
[1] Adalberto, monaco a Treviri,
vescovo missionario presso i Russi negli anni 961-962, fu arcivescovo
di Magdeburgo dal 968 alla morte (981). Per lo più è identificato
con il continuatore della Cronaca di Reginone di Prum [cfr. paragrafo
1, introduzione].
[2] Cfr. capitolo 13, 2.
[3] Oldenburg (Schleswig-Holstein) è situata nord est di Lubecca.
(C) Quindi Ottone I si recò a Quedlinburg
[1], dove trascorse
le festività pasquali tra le lodi del Signore e tra le umane soddisfazioni.
Per ordine dell’imperatore si riunirono a Quedlinburg Mieszko e Boleslao,
principi e ambasciatori dei Greci, dei Beneventani, degli Ungari [2],
dei Bulgari, dei Dani [3]
e degli Slavi, insieme ai notabili dell’intero regno. Tutte le questioni
vennero pacificamente trattate ed ognuno se ne ritornò via con gioia,
arricchito di grandi doni.
Tietmaro di Murseburgo, Cronaca, SRG, 11, 20.
[1] Località tra l’Elba
ed il Weser (Bassa Sassonia), dove nel periodo pasquale del 973, poco
prima di morire, Ottone tenne una dieta cui parteciparono, tra gli altri,
il duca di Polonia, Mieszko, e quello di Boemia, Boleslao II.
[2] Il re di Danimarca, Harald
Denteazzurro, si era convertito al cristianesimo nel 965 [cfr. capitolo
13, 11].
[3] Il duca Geza di Ungheria mandò dei
messi per notificare la sua intenzione di divenire cristiano.
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