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Didattica

Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


IX
Gli strumenti della crescita / 2
Economia e società (I-XIII secolo)

6. Le finanze
(A) Breve dei consoli della città di Pisa, pp. 4-5 (1162).
(B) I più antichi catasti del comune di Chieri, pp.82, 342 e 88-89, 351 (1253).
(C) Statuti di Bologna, IX, 3 (1288).

Lo sviluppo politico delle città pose presto il problema della loro autonomia finanziaria. Al di là del ricorso al credito e alle imposte indirette di cui beneficiava il comune, o a dazi e collette di natura diretta, fu sempre più necessario, per stabilizzare il movimento delle finanze cittadine, fissare una precisa base di contribuzione pubblica. Anche se con difficoltà, si predisposero strumenti di rilevamento del reddito e si reclutò personale in grado di far funzionare la macchina fiscale. La necessità di una politica fiscale sempre più capillare e meno legata a un bisogno straordinario portò così ad approntare estimi del patrimonio dei cittadini sulla cui base fissare l'imponibile della loro contribuzione (A, B).
L'organizzazione amministrativa del comune si era andata poi ulteriormente complicando, tra l'altro, con la necessità di controllare un vasto contado, con un inevitabile, conseguente aumento di spesa. Ne è un esempio l'elenco riportato nelle rubriche degli statuti cittadini del comune di Bologna del 1288, dedicate alle spese ordinarie (C).


(A) Prima dell'inizio del prossimo febbraio eleggerò senza frode cinque uomini per ogni porta della città di Pisa, o più, a seconda della quantità degli abitanti per porta, e li farò giurare che prima dell'inizio di marzo prossimo redigano per scritto, o facciano redigere, i nomi tanto dei maschi che delle femmine che abitano all'interno delle porte della città di Pisa e che saranno stati ritenuti dalla maggioranza degli eletti per porte tali da essere sottoposti alla tassazione. Questo elenco entro un mese sia poi consegnato a me o a uno dei miei colleghi consoli; dopo la presentazione degli elenchi, dal l° marzo per i tre mesi successivi farò giurare a coloro che saranno in quel momento presenti a Pisa in età tale da consentire il giuramento, che entro un mese dal giuramento presentino per iscritto ai consoli la quantità dei loro beni mobili e immobili, dei feudi e dei livelli, e l'ubicazione dei medesimi, fatta eccezione per servi e serve, corredi, cavalli, almi e generi alimentari: se qualcuno non avrà giurato, i suoi beni sopra indicati [saranno valutati] il doppio o più; i beni degli assenti e di coloro che, come si è detto prima, non possono giurare perché minori di età, saranno affidati alla valutazione degli estimatori [comunali] affinché li valutino e li presentino ai consoli, come stabilito.
Farò poi giurare entro un mese ai predetti [incaricati], o ad altri, che nei due mesi successivi al giuramento valutino i beni che sono stati consegnati; li suddividano in quattro parti e infine presentino ai consoli valutazioni e divisioni entro gli stessi mesi come è stato detto; si impegnino tuttavia a essere concordi con la maggioranza nel fare tale valutazione e divisione. Osserverò senza frode quanto è stabilito a riguardo dei giuramenti, della presentazione, della valutazione e della divisione e tutto ciò resterà fisso, salvo volere contrario della maggioranza dei senatori presenti in consiglio.

Breve dei consoli della città di Pisa, pp. 4-5 (1162).


(B)
[1a] [1] Uberto Finaye ha in Orbezzoro 45 tavole [2] di vigna, confinanti con Pietro di Geosperto e con la strada.
Somma: 45 tavole.

[1 b] Io, Uberto Finaye, dichiaro i miei averi:
Un moggio di pòsca [3] e 4 staia tra fave, avena, frumento e ceci.
Il mio cane, che valuto 6 denari.
Ritagli di stoffa e forbici: 5 soldi.
Circa 12 staia tra avena e spella, in una cassa.
Vasellame di casa: 30 soldi.
La mia casa: 40 soldi.
Somma dei beni mobili, detratti i debiti: 24 soldi.
Somma della casa: 13 soldi.
Somma dei possessi fondiari: 75 soldi.
Somma grossa [4]: 5 lire e 13 soldi.
Devo a Guido Albo 30 soldi.

[2a] Giacomo Graziano e il nipote hanno in Tegoleto 80 tavole di bosco, confinanti con i Benci e con la via; devono all'arciprete un fitto annuo di 3 podexia [5]. Hanno 100 tavole di bosco allodiale [6], confinanti con Guglielmo di Castello e con S. Giuliano. Hanno in Riviera 100 tavole di bosco, confinanti con Oddone Ghirardo e con Uberto di Larocca. Hanno nella medesima località 300 tavole, per metà di terra e per metà di incolto. Hanno sulle coste di S. Giorgio di Pinallo 100 tavole di bosco, confinanti con Pietro Moschetto e con Uberto di Larocca. Hanno nelle Faraglie di Pinallo 100 tavole tra terra e saliceto, confinanti con Moschetto e con Melano di Larocca. Hanno in Moncurassio 80 tavole di terra, 5 di vigna e 10 di incolto, confinanti con Giacomo di Villa nova e con Giordano Omodeo.
Somma: 8 giornate [7] e 20 tavole.

Tebaudo Graziano ha in Pinallo 25 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con la chiesa di Pinallo. Ha nella stessa località 30 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con la via. Ha nella stessa località 80 tavole di terra e 20 tavole di terra con piante da frutta, confinanti con Musso Roccio e con la chiesa di Pinallo. Ha nella stessa località 41 tavole di vigna, confinanti con Musso Roccio e con Giacomo di Gauter. Ha nella stessa località 46 tavole di terra, confinanti come sopra. Ha ancora in Pinallo 50 tavole di vigna, confinanti con i figli del fu Guidotto Puglioli e con la via.
Somma: 2 giornate e 83 tavole.

[2b] Noi, Giacomo Graziano e mio nipote Tebaudo, dichiariamo:
3 moggia di frumento.
1 staio di ceci.
26 staia di vino puro.
1 moggio di pòsca.
Un porcellino del valore di 3 soldi.
Due asini: 24 soldi.
Quattro prosciutti: 17 soldi.
1 dozzina di legname: 5 soldi.
Abbiamo un credito nei confronti del Comune, cui abbiamo fornito quattro giornate di lavoro personale e due con l'asino.
Betto di Monsurdo ci deve 11 soldi, per i quali teniamo in pegno 4 tavole di orto.
Tebaudo dice che il Comune gli deve 4 soldi e 4 denari.
Vasellame di casa: 5 lire e mezzo.
Orto di Tebaudo: 30 soldi.
Orto di Giacomo: 30 soldi.
La nostra casa: 9 lire.
Somma dei beni mobili, detratti i debiti: 12 lire e 7 soldi.
Somma della casa, compresi gli orti: 4 lire e mezzo.
Somma dei possessi fondiari: 27 lire e 16 soldi.
Somma grossa: 44 lire e 13 soldi.
Devono dare 14 soldi a Oddone figlio di Melano Puglioli. Devono 3 quartieri di vino a Gualtieri di Castello, per una preyeria [8]. Per il mio orto devo un fitto e la terza [9] a S. Giacomo. Dice ancora che donna Berta Desena ha in casa sua 3 emine di frumento, 5 staia di spetta e due mezzène [10]

I più antichi catasti del comune di Chieri, pp.82, 342 e 88-89, 351 (1253).

[1] Dei due registri catastali del comune di Chieri editi e che si riferiscono al 1233 il primo riporta i possessi situati nel contado (Liber possessionum: indicati con la lettera minuscola a), il secondo le dichiarazioni degli stessi contribuenti riguardo al loro patrimonio mobiliare urbano (Liber rerum mobilium et immobilium: indicato con la lettera minuscola b).
[2] Una tavola corrisponde a circa trentotto mq.
[3] Vino prodotto utilizzando le vinacce.
[4] Imponibile complessivo del contribuente calcolato dagli ufficiali del comune.
[5] Moneta corrispondente alla metà di un obolo: si tratta di un censo puramente simbolico.
[6] Contrapposto a quei boschi dove si esercitavano diritti comuni d'uso.
[7] Una giornata corrisponde a circa cento tavole.
[8] Voce di oscuro significato.
[9] Diritto sul trasferimento di possesso.
[10] Lardo che si ricava dal fianco del porco, conservato sotto sale.


(C) 3. Rubrica delle spese ordinarie che deve fare il comune di Bologna. Spende il comune di Bologna ogni sei mesi per lo stipendio del podestà e del suo seguito, eccetto gli armigeri 2.100 l.b. [1]
Ogni sei mesi per lo stipendio di venti berrovieri circa 400 l.b.
Ogni sei mesi per lo stipendio del capitano e del suo seguito, eccetto i suoi berrovieri 1.200 l.b.
Ogni sei mesi per lo stipendio dei suoi dieci berrovieri circa 200 l.b.
Ogni anno per otto trombettieri del comune, cioè quattro del comune e quattro dei popolo 480 l.b.
Ogni sei mesi per il campanaro del comune 25 l.b.
Ogni sei mesi per il campanaro del popolo di Bologna 25 l.b.
Ogni anno per quattro nunzi degli Anziani e dei consoli del popolo, in totale 140 l.b.
Ogni sei mesi per un notaio cancelliere 25 l.b.
Ogni sei mesi per quattro notai eletti presso l'Ufficio dei Podestà per le carte 12 l.b.
Ogni sei mesi per quattro notai eletti presso l'Ufficio dell'Aquila col giudice del podestà per le carte 12 l.b.
Ogni sei mesi per quattro notai dei nuovi reati per le carte 16 l.b.
Ogni sei mesi per sei notai all'Ufficio dei Banniti per le carte 24 l.b.
Ogni sei mesi per quattro notai all'Ufficio dell'Orso per le carte 12 l.b.
Ogni sei mesi per due notai all'Ufficio del Bue, due all'Ufficio del cavallo, due all'Ufficio del Montone, due all'Ufficio del Grifone, per le carte, in totale 24 l.b.
Ogni sei mesi per due notai dei procuratori per le carte 6 l.b.
Per un notaio eletto per le confessioni dei torturati 10 l.b.
Ogni mese per due notai agli atti comunali, due agli atti del popolo, per ciascuno di loro 25 l.b.
Ogni sei mesi per un milite e un notaio eletti per vendere i beni comunali, in totale 6 l.b.
Ogni sei mesi per otto incaricati alla sicurezza del comune in totale 240 1.b.
Ogni sei mesi per ventisette guardie supplementari notturne per ciascun quartiere 540 l.b.
Ogni sei mesi per sei notai delegati alla cassa 12 l.b.
Ogni sei mesi per gli estimatori 10 l.b.
Ogni sei mesi per gli estimatori dei cavalli del podestà 4 l.b.
Ogni anno al portonario Giovanni Tonso 29 l.b.
Ogni sei mesi per il notaio incaricato delle multe 30 l.b.
Ogni sei mesi per i quattro notai incaricati degli inventari 12 l.b.

Statuti di Bologna, IX, 3 (1288).

[1] Lire bolognine.

 

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