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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


XIV
Svevi e Angioini

3. Papato e impero: il conflitto ideologico
(A) Storia diplomatica, di Federico II, IV/2, pp. 921-922.
(B) Storia diplomatica di Federico II, V/I, pp. 295-307.

Amplissima è la produzione polemica di entrambe le patii, papale e imperiale nel corso dei conflitto ideologico che oppose Federico II a papi come Gregorio IX (1227-1241) e Innocenzo IV (1243-1254); qui forniremo solo due brevi esempi, relativi all'età di Gregorio IX.
Dopo la crisi aperta dalla prima scomunica, chiusa nel 1230, vi furono lunghi anni nei quali il conflitto covò sotto la cenere, finché non esplose un'altra volta: il papa si avvicinò ai comuni [cfr. paragrafo 6], preoccupato della volontà di egemonia italiana di Federico, e lo scomunicò di nuovo nel marzo del 1239. A partire da questo momento, la polemica ideologica raggiunse il suo apice: a questa fase appartiene la lettera di Federico qui riprodotta (B), nella quale l'imperatore lancia un vibrante appello ai principi europei, perché facciano fronte comune con lui contro l'ingerenza papale. Ma anche prima il conflitto si era mosso su un piano più politico che spirituale, come si vede dalla rivendicazione dell'eredità costantiniana espressa, da parte di Gregorio IX, in una lettera dell'ottobre 1236 (A).


(A) Ma non possiamo dimenticare, e il fatto è ben noto, che Costantino, che deteneva la monarchia unica su tutto il mondo, non solamente in accordo con il senato e il popolo romano, ma con il consenso di tutto il mondo romano aveva giudicato giusto che, come il vicario del principe degli apostoli aveva il dominio del clero e delle anime su tutta la superficie della terra, così doveva ottenere nel mondo il dominio sulle cose e sulle persone; stimando inoltre che doveva reggere le redini terrene della giustizia colui, al quale si sapeva che il Signore aveva affidato il governo in terra delle cose celesti […]. Egli affidò inoltre al pontefice l'impero per l'eternità e reputò ingiusto che, là dove era stato stabilito il capo della cristianità da parte dell'imperatore celeste, lì l'imperatore terreno potesse disporre di un qualche potere, [per cui], lasciando l'Italia al comando del pontefice, si scelse una nuova dimora in Grecia, dalla quale poi, con la mediazione dei magnifico Carlo – che mostrò con pia devozione come questo giogo [1], imposto dalla chiesa, dovesse essere portato –, l'impero fu trasferito ai Germani, tuoi predecessori dall'autorità apostolica. Persuaditi dunque che è così e che allorché la chiesa ti conferisce la consacrazione ed il potere essa non diminuisce per nulla la sostanza della sua giurisdizione nel momento in cui ti pone al [vertice] dei tribunale dell'impero e ti conferisce la potenza della spada come conseguenza dei l'incoronazione.

Storia diplomatica, di Federico II, IV/2, pp. 921-922.

[1] L'autorità secolare.


(B) Federico, per grazia di Dio sempre augusto imperatore romano, re di Gerusalemme e di Sicilia, a Riccardo, conte di Cornovaglia, suo diletto cognato [1], salute ed ogni bene [2].
Levate intorno i vostri sguardi, rizzate le vostre orecchie, figli degli uomini, guardate il generale scandalo del mondo, i dissidi fra le genti, doletevi della generale rovina della giustizia Sedete, o principi, e comprendete, o popoli, la nostra causa; il [vostro] giudizio benefici dell'[illuminazione] dei volto del Signore, e i vostri occhi vedano la giustizia. […]
Ci dogliamo del suo tradimento e della sua prevaricazione [3] perché si accattiva la simpatia dei nobili e potenti Romani facendo di essi seguaci e sostenitori suoi e, non contento di profondere loro denaro, regala loro con grande larghezza quei castelli e quelle proprietà che la devozione dei fedeli ha donato ai santi padri, dilapidando la chiesa romana affidata alla nostra difesa. Perciò non si meraviglino la chiesa universale, i re, i principi e i popoli cristiani se noi non temiamo la sentenza di un tale giudice, e non certo per disprezzo dell'ufficio papale o della dignità apostolica, cui riconosciamo devono essere soggetti tutti coloro che professano la fede ortodossa e noi specialmente prima degli altri: ma denunciamo la prevaricazione di questa persona che si è dimostrata indegna di sedere su un tale trono; e perché tutti i principi cristiani conoscano la santa disposizione della nostra mente e lo zelo della nostra devozione e sappiano che il principe romano non è spinto dall'odio ma dalla giustizia della sua causa contro il vescovo di Roma, temendo che tutto il gregge del Signore sia condotto sulla cattiva strada sotto un tale pastore, ecco che invochiamo i cardinali della santa romana chiesa, per il sangue di Cristo e per il giudizio divino, con le nostre lettere e i nostri legati, affinché convochino un concilio generale di prelati e degli altri fedeli di Cristo, cui siano invitati rappresentanti nostri e degli altri principi e in cui noi siamo preparati a sostenere e a dimostrare tutto ciò che abbiamo detto e accuse anche più gravi.
Tu pertanto, o diletto e con le i diletti principi della terra, devi dolerti non solo per noi, ma per la chiesa, elle è la congregazione di tutti i fedeli: il cui debole capo, il suo principe, si pone in mezzo come [se fosse] un leone ruggente […].
Ma non taciamo perché preghiamo affettuosamente voi, nostro parente, affinché consideriate come vostro affronto il torto da noi subito. Correte con l'acqua alla vostra casa, quando divampa il fuoco in quella dei vicini; state attenti alla causa dell'azione dei pontefice e perché si dà così da fare in favore dei ribelli contro di noi; il motivo è questo, se pure al presente non è stato espresso: tuttavia senza dubbio dovete temere che pericoli simili siano imminenti per voi e per i vostri. Si crede facile infatti l'umiliazione degli altri re e principi, se la potenza dei Cesare romano, il cui scudo sostiene le prime frecce è frantumata dai tentativi degli avversari.

Storia diplomatica di Federico II, V/I, pp. 295-307.

[1] Secondo figlio di Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra, e fratello di Isabella, moglie di Federico II; nel 1257 divenne re dei Romani, ma non cinse mai la corona imperiale.
[2] Lettera scritta a Treviso, il 20 aprile dei 1239.
[3] Di Gregorio IX.

 

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