Fonti
Antologia delle fonti bassomedievali
a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni
© 2002 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
2. I primi esperimenti: l'Italia nord-orientale (A) Proclamazione di 0bizzo d'Este
signore di Ferrara (1264). (B) Parisio da Cerea, Cronaca
veronese, RIS8, cc. 638-641. (C) Salimbene de Adam,
Cronaca, pp. 510-511.
Per osservare le prime testimonianze di
«esperimenti» signorili, in particolare nell'Italia settentrionale,
occorre risalire al XIII secolo. Le forme e i protagonisti del processo
che conduce all'instaurarsi di un potere signorile sono diverse da caso a
caso. A lungo, in proposito, è prevalso un criterio, evidentemente
parziale, centrato sull'analisi dei meccanismi che un tale processo hanno
segnato a livello istituzionale. Si ripropone così per ogni singolo caso
il difficile problema di poter distinguere, a partire dalle fonti, i modi
dell'assunzione di fatto di un potere che si è soliti definire signorile
e le forme di legittimazione di cui esso si è rivestito. Significativo
della difficoltà di ridurre il fenomeno a una qualsivoglia tipologia è
il caso di Ferrara, primo in ordine cronologico, che si è voluto
illustrare con la testimonianza della proclamazione, nel 1264, di Obizzo
d'Este «a governatore, rettore e generale e perpetuo signore della città
di Ferrara e del distretto» (A), anche se, nella pratica, già nel
1240 Azzo VII d'Este era risultato vincente nello scontro per il controllo
della città contro la fazione dei Torelli e, prima come podestà, poi
senza ricoprire incarichi formali, aveva da allora tenuto il controllo
della città. Particolare è anche il caso del dominio di Ezzelino da
Romano sulla Marca Trevigiana (per il quale si è parlato di «forma
presignorile»); caso in cui, pur operando in stretto collegamento con
l'imperatore Federico II [cfr. cap. 14, 6], ma sempre perseguendo un
proprio disegno territoriale, Ezzelino era riuscito a imporre il proprio
controllo politico su Verona, Vicenza, Padova, Treviso, senza dover
ricorrere in prima persona o almeno mai con continuità, all'assunzione di
cariche di governo. Eredi in qualche misura dell'esperienza ezzeliniana
sono i Della Scala, che riuscirono a imporre la propria «pacificazione»
alla città di Verona appoggiandosi alla Domus Mercatorum, di cui
Mastino della Scala aveva assunto il controllo. L'affermazione di un
potere formalizzato si avrà poi con il fratello di questi, Alberto, che
peraltro manterrà anche la carica di podestà a vita dei Mercanti. In
merito a questa prima fase della vicenda degli Scaligeri, la testimonianza
è quella del Chronicon Veronese del notaio Salimbene da Parma e
della sua Cronaca, a Parisio da Cerea si è fatto ricorso per illustrare
invece la situazione di alcune città della Romagna (C). (A) Ad onore di Dio e della.santa
e indivisibile Trinità e lode di sua madre Maria Vergine e riverenza
del Beato Giorgio Martire e di tutti i Santi, per il buono stato della
città e a gloria e vantaggio di tutti gli amici, per provvedere
utilmente alla città non solo nel presente ma ancora nel futuro:
noi Pietro Conte di Carrara Podestà di Ferrara, nella piena concione
di tutti e singoli i cittadini di Ferrara convocati nella Piazza della
Città e suono di campane secondo l'uso, per volontà e
consenso e mandato di tutta la città di Ferrara e di tutti e
ciascuno dei cittadini di Ferrara presenti nella stessa concione e dell'intero
Comune di Ferrara e di tutti e ciascuno della detta concione per conto
del Comune, insieme stabiliamo, vogliamo e giudichiamo che inviolabilmente
si deva osservare, e con questa nostra Legge Municipale decretiamo che
sia osservato, per noi e i nostri eredi successori e discendenti in
perpetuo: che il Magnifico e Inclito Signore Obizzo, nipote ed erede
del compianto Magnifico Signore Azzone, per grazia di Dio e apostolica
Marchese di Este e di Ancona, sia Governatore, Rettore e generale e
perpetuo Signore della città di Ferrara e del distretto, per
provvedere, correggere e riformare tutti gli affari della città
e del distretto secondo l'arbitrio della sua volontà. E abbia
giurisdizione, potestà e imperio entro e fuori la città,
e abbia il potere di disporre come meglio gli piacerà e gli parrà
conveniente. E in generale possa egli, quale Signore perpetuo di Ferrara
e del distretto, disporre ogni e ciascuna cosa a suo beneplacito, si
che la città, il territorio e gli uomini, abitanti ora e in futuro
in essi, obbediscano a detto signore Obizzo, per grazia di Dio Marchese
di Este e Ancona come a loro Signore generale e perpetuo.
E queste cose tutte e ciascuna di esse vogliamo che abbiano valore e
durata perpetua non solo per la persona del presente signore Obizzo,
marchese d'Este e Ancona fin che vivrà, ma anche dopo, la sua
morte, e che il suo erede sia in luogo suo Governatore e Rettore e Signore
generale della città di Ferrara e distretto e abbia Signoria,
impero, podestà e piena giurisdizione in tutto e per tutto come
il detto signore Obizzo.
Aggiungendo che ogni anno questo Statuto sia confermato e scritto nel
corpo degli Statuti e che i Rettori, il Podestà e gli uomini
di Ferrara e distretto giurino di osservare esattamente le predette
cose. […] E se qualcuno mai tentasse di mutare o di abolire
le cose predette o alcuna di esse, come violatore della stessa città
di Ferrara, sia bandito in perpetuo e i suoi beni siano devoluti alla
città di Ferrara e non risiedano né entrino nella città
di Ferrara, né nel distretto, né siano sempre esiliati
e scacciati. Proclamazione di 0bizzo d'Este signore di Ferrara (1264). (B) 1260. Dopo la morte di messere
Ezzelino da Romano, fu fatto podestà di Verona messere Mastino
I della Scala. [.]
1261. Nel mese di settembre, compiutosi l'anno della podesteria dello
stesso messere Mastino della Scala, e per sua volontà fu fatto
podestà di Verona messere Andrea Zeno veneziano. E in quell'anno
il marchese Azzo d'Este con i Ferraresi, Loisio, conte di San Bonifacio
con i Veronesi estrinseci e i da Lendinara mossero contro la città
di Verona quasi per cinque miglia, ritenendo di poter entrare nella
città con la forza: il che proprio non riuscirono ad ottenere. [Dopo un accordo e uno scambio di castra tra intrinseci ed estrinseci,
questi ultimi] restituirono il detto castrum [di Lavaneo] allo stesso messere
Andrea Zeno podestà di Verona in nome del detto messere Mastino
della Scala [.]
1262. Messere Mastino della Scala fu fatto e creato capitano di tutto
il popolo della città di Verona per volontà comune del
consiglio del Popolo della stessa città.
1263. Il signor Ludovico conte di San Bonifacio con tutta la sua parte
e tutti i suoi seguaci fu espulso dalla città di Verona il 14
del mese di settembre. E da allora né lui né i conti di
San Bonifacio mai tornarono nella città di Verona. E dal predetto
anno fino all'anno 1267 nella città di Verona regnò e
resse lo stesso messere Mastino della Scala, come signore della predetta
città.
1277. Il 17 ottobre, mentre era podestà di Verona messere Giovannino
Gambagrossa dei Bonaccolsi di Mantova, venne ucciso Mastino della Scala
con il concorso di alcuni cittadini di Verona e per la sua morte furono
catturati e uccisi gli autori del suddetto misfatto ed espulsi e banditi,
e imprigionati in perpetuo e i loro beni confiscati dalla Camera e dalla
Fattoria dei signori della Scala [.].
1278. Dopo la morte del predetto messere Mastino, messere Alberto della
Scala 1, fratello del predetto messere Mastino, successe nel dominio
e fu fatto capitano del popolo e signore della città di Verona,
la quale suddetta città governò benignamente, e resse
per ventitré anni in dominio, e morì di morte naturale. Parisio da Cerea, Cronaca veronese, RIS8, cc. 638-641. (C) E a Rimini aveva la signoria
messer Malatesta che sempre tenne la parte della Chiesa con grande lealtà.
A Forlì ebbe la signoria messer Guido conte di Montefeltro che
fu uomo battagliero ed aveva perizia nell'arte militare: e molte vittorie
ottenne sul Bolognesi, che erano di arte della chiesa, combattendo contro
di loro.
Ebbe la signoria per parecchi anni in Forlì, al tempo di feroce
guerra, ma alla fine si esaurirono le forze sue e dei Forlivesi, perché
papa Martino IV, con pertinacia e animo ostinato, s'intromise in quella
guerra volendo conseguire vittoria completa su Forlì. Per questo,
venendo in Romagna come legato della corte romana il cardinale messer
Bernardo ed arrendendosi a lui i Forlivesi, il cardinale mandò
messer Guido conte di Montefeltro prima a Chioggia, poi in Lombardia
nella città di Asti. perché là stesse al confino.
Ed il conte ubbidì umilmente abitando in quel luoghi.
In Ravenna tenne la signoria per parte della chiesa messer Paolo Traversari,
uomo nobile, ricco e potente, bello e saggio. Dall'altra parte, cioè
dell'Impero, c'era un certo Anastasio. E dopo Paolo, Traversari, ebbe
la signoria a Ravenna messer Tommaso da Fogliano, di Reggio, che il
papa Innocenzo IV fece conte di Romagna, per il fatto che era suo parente;
ed infatti aveva in moglie la nipote di messer Paolo, cioè figlia
del figlio, di nome Traversaria che il papa aveva legittimato perché
potesse ereditare.
Dopo la morte di messer Tommaso, la prese in moglie Stefano, figlio
del re d'Ungheria, e così lui ebbe la signoria in Ravenna.
Dopo la sua morte arrivò dalla Puglia un certo Guglielmotto conducendo
con sé una certa donna che diceva di essere sua moglie e figlia
di messer Paolo Traversari di Ravenna, che l'imperatore aveva tenuta
come ostaggio in Puglia; ed ebbe così il dominio per molti anni,
con il possesso integrale di tutti i beni di messer Paolo Traversari.
Ma si credeva che fosse tutto un imbroglio e un'invenzione, tanto da
parte dell'uomo che della donna; né teneva per la parte della
chiesa, e per questo fu scacciato con sua moglie da Ravenna e dalle
possessioni che aveva occupato.
In Faenza tennero la signoria gli Alberghetti, detti anche Manfredi,
di parte della chiesa. E fra questi ebbe importanza particolare messer
Ugolino Buzola e suo figlio frate Alberico dell'Ordine dei Gaudenti.
Di parte dell'impero, messer Accarisio e il figlio suo, Guido de Accarisiis. Salimbene de Adam, Cronaca, pp. 510-511.
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