Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 14

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

14. La guardia civitatis di Genova alla metà del XII secolo

Se le mura rappresentano l'elemento «inerte» di difesa, l'esercito cittadino ne è invece la parte attiva ed è naturale che alla sua organizzazione il comune si rivolga fin dalle origini. Abbiamo in precedenza visto come a Milano in età precomunale organismi militari cittadini fossero già in efficienza (doc. 4) e un secolo più tardi apparissero articolati in formazioni combattenti di cavalleria e fanteria, ciascuna inquadrata dal proprio alfiere (doc. 12/b): nel caso di Genova gli obblighi di difesa urbana investono fin dalla prima metà dei XII secolo gli abitanti del «sistema urbano» gravitante sul centro. La «guardia della città» appare così un obbligo militare di carattere territoriale che grava sugli abitanti dei villaggi circostanti, tenuti alla difesa dei proprio luogo e di postazioni precise all'interno della città.

Fonte: C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO (a cura di), Codice diplomatico della RepubblIca di Genova, Roma, 1936 (FSI, 77), 1, doc. 120, pp. 142-43.


[Genova, 1142?] Questi è la guardia della città: gli uomini di Carbonara e gli uomini di Mostedo fino ai Mulini Gemelli devono fare la guardia al castello di Genova presso le mura di Santa Croce dalla metà del mese di luglio fino all’inizio dei mese di settembre; ugualmente gli uomini di Casamavale, di Campo Ursone, di Zinistedo, di Vegone, di Quico e di Terralba. Tutti questi sopra ricordati devono fare la guardia, a eccezione dei servi e di coloro che abitano nei possessi dei cittadini genovesi, dove la città ha diritti di pascolo.

Gli uomini di Calignano devono fare la guardia a Calignano, gli uomini di S. Martino e di Ercle e gli uomini di Manzasco devono fare la guardia a Manzasco; quelli di Tanaturba, di Rivarolo, di Porcile, di Cavanuza, di Granarolo, di Sosenedo devono fare la guardia alla torre di capo Faro. Gli uomini di Sampierdarena che sono soliti fare la guardia ivi devono continuare a farla.

Gli uomini di campo Florenzano devono dare per la guardia due denari vecchi di Pavia; gli uomini di Marassi, quelli di Terpi, di Monteasiano, di Lugo e di Melmi devono dare mezzo denaro ciascuno per la guardia. Gli uomini di Mortedo Soprano e di Cerreto devono dare per la guardia 9 denari in tutto. Gli uomini di Stroppa devono dare per la guardia 12 denari in tutto, gli uomini di Bargaglio un ramossino [1] ciascuno; gli uomini di Bavali e di Fontaneglio in tutto per la guardia devono dare 12 emine [2] di castagne; gli uomini di Pradello e di Staiano devono dare per ciascuno una misura di olio, quelli di Mulinello e di Rivaira un mezzo denaro vecchio. Gli uomini di Prementore e di Basali per ciascuno devono dare una misura di olio; gli uomini di Coronada, Domezano, Morteo e Azali per ciascuno un'emina di castagne, compresi quelli della casa di Fringuello. Gli uomini di Sesto, Priano, Borzoli, Burlo, devono per ciascuno un fascio di legna, gli uomini di Langasco, Celanesio e S. Cipriano devono dare per ciascuna parrocchia 6 denari vecchi di Pavia. I servi e gli uomini che abitano sui beni dei Genovesi che danno pascolo al bestiame dei signori delle terre non devono fare la guardia né pagare le soprascritte tariffe.

[1] ramossino, forse moneta; ma è termine di interpretazione incerta.

[2] emine, misura di capacità per aridi.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005