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Didattica > Fonti > L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale > II, 8

Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione II – La borghesia e la chiesa

8. La vocazione religiosa di una donna di malaffare

Le monacazioni, quando non erano spontanee e sentite, non sempre erano frutto di una più o meno larvata violenza morale della famiglia (cfr. lettura 2, sezione IV), ma potevano anche essere dettate, come in questo documento, dal desiderio di inganno e di lucro a spese di ricchi mercanti, che, come spesso appare anche dalle novelle del Boccaccio, non brillavano di astuzia nei loro rapporti con le donnine allegre (cfr. i consigli di Paolo da Certaldo, lettura 4, sez. V).

Fu questo probabilmente il caso della siciliana Cerasia, dal passato e dalla vita piuttosto equivoca, da quel che si può capire dall'arido linguaggio del notaio, che il 31 marzo 1279 sottoscrisse un regolare atto notarile con cui si impegnava a divenire vita natural durante la concubina di un mercante genovese, che per affari si trovava in quel momento in Armenia (per questo tipo di contratti cfr. anche lettura 9, sez. V). L' unica eccezione a questo vincolo fu curiosamente la richiesta esplicita della donna di poter riacquistare la sua libertà nell'evenienza di una sua improvvisa vocazione religiosa. Questa Cerasia si assicurava in tal modo una via d'uscita da un legame probabilmente non desiderato se, dopo soli pochi giorni dalla stesura di questo contratto, decideva di farsi monaca e con un altro atto notarile richiedeva la conseguente liquidazione della somma che l'ingenuo mercante le aveva promesso nel caso il contratto fosse stato annullato consensualmente (cfr. C. DESIMONI, Actes passés en 1271, 1274 et 1279 à L'Aïas (Petite Armènie) et à Beyrouth par devant des notaires genois, in «Archives de l'Orient Latin», I, 1881, p. 90 dell'estratto).

Fonte: L. T. BELGRANO, Della vita privata dei genovesi, V ed., Genova, 1875, p. 418, n. 1.


In nome di Cristo. Amen. Io Cerasia siciliana prometto in pieno accordo a te Giacomo Porco di stare ed abitare con te, nella tua casa e al tuo volere in perpetuo, comportandomi da donna onesta, e in quanto tale devo agire, senza tradirti carnalmente con un altro uomo, né permettere che questi giaccia con me e [ti prometto] di essere sempre contenta e soddisfatta in tutto e per tutto dei vestiti, delle calzature, del vitto che tu avrai intenzione di darmi e di fare bene ciò che mi dirai e mi ordinerai di fare nella tua casa e fuori e ovunque e di non abbandonare mai né te, né il tuo servizio e, se per disgrazia, contravverrò ad alcuna delle clausole suddette, voglio e sin da ora ti do e ti concedo piena licenza che tu mi possa tagliare il naso o la mano o il piede, secondo quello che vorrai, e comunque tu possa avere piena balia della mia persona, come meglio ti piacerà, e che tu possa incatenarmi il piede o i piedi e le predette cose tu possa fare in piena libertà, senza ricevere alcun danno dalla giustizia dei Genovesi e dei Pisani e del re di Armenia o da qualsiasi altra autorità, ad eccezione precisa che se io mi vorrò far monaca o mi farò monaca, questo documento sia nullo e non abbia alcun valore.

Per mio conto io predetto Giacomo prometto a te Cerasia di tenerti con me e di darti vitto e vestiti convenienti e di non rinfacciarti mai ciò che hai fatto in passato di male e di darti e di versarti, quando vorrai, quattrocento monete nuove di Armenia…

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05