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Didattica > Strumenti > Scrittori religiosi del Trecento > Testi, 1 (3/4)

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Scrittori religiosi del Trecento

di Giorgio Petrocchi

© 1974 – Giorgio Petrocchi


Testi

1. Fioretti di san Francesco (3/4)
DEL SANTISSIMO MIRACOLO CHE FECE SANTO FRANCESCO, QUANDO CONVERTÌ IL FEROCISSIMO LUPO D'AGOBBIO [XXI]

Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d'Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s'appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della terra, come s'eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo ei vennono a tanto, che niuno era ardito d'uscire della terra.

Per la qual cosa santo Francesco avendo compassione agli uomini della città, sì volle uscire fuori a questo lupo, benché i cittadini al tutto ne lo sconsigliavano; e facendosi il segno della santa croce, uscì fuori della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua fidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri d'andare più oltre, santo Francesco prende il cammino inverso il luogo dov'era il lupo. Ed ecco che, veggendo molti cittadini i quali erano venuti a vedere questo miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, colla bocca aperta; e appressandosi a lui, santo Francesco gli fa il segno della croce, e chiamalo a sé e dicegli così: «Vieni qua, frate lupo; io ti comando dalla parte di Cristo che tu non faccia male né a me né a persona». Mirabile a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come uno agnello, e gittossi a' piedi di santo Francesco a giacere.

Allora santo Francesco gli parlò così: «Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandissimi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio senza sua licenza; e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardimento d'uccidere e di guastare gli uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se' degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t' è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far pace tra te e costoro, sicché tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni offesa passata, e né gli uomini né i cani ti perseguitino più».

Dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinar di capo mostrava d'accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare. Allora santo Francesco disse: «Frate lupo, da poi che ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch'io ti farò dare le spese continuamente, mentre che tu viverai, dagli uomini di questa terra, sì che tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poi ch'io t'accatterò questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi prometta che tu non nocerai giammai a niuno uomo né a niuno animale: promettimi tu questo?». E il lupo, con inchinar di capo, fece evidente segnale che prometteva. E santo Francesco dice: «Frate lupo, io voglio che tu mi faccia fede di questa promessa, acciò ch'io me ne possa bene fidare». E distendendo santo Francesco la mano per riceverne fede, il lupo levò il pie ritto dinanzi, e dimesticamente lo pose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quel segnale di fede ch'egli potea. Allora disse santo Francesco: «Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco senza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio». E il lupo obbediente se ne va con lui come uno agnello mansueto; di che i cittadini, veggendo questo, forte si maravigliano. E subitamente questa novità si seppe per tutta la città; di che ogni gente, grandi e piccoli, maschi e femmine, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco.

Essendo bene ragunato ivi tutto il popolo, levasi su santo Francesco e predica loro, dicendo, tra l'altre cose, come per i peccati Iddio permette cotali pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ha a durare eternalmente a' dannati, che non è la rabbia del lupo, il quale non può uccidere se non il corpo. Quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d'un piccolo animale. «Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de' vostri peccati, e Iddio vi libererà dal lupo nel presente, e nel futuro dal fuoco infernale».

E fatta la predica, disse santo Francesco: «Udite, fratelli miei: frate lupo, che è qui dinanzi a voi, m'ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non vi offendere mai in cosa niuna, se voi gli promettete di dargli ogni dì le spese necessarie; e io v'entro mallevadore per lui che il patto della pace egli osserverà fermamente». Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continuamente.

E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: «E tu, frate lupo, prometti d'osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenderai né gli uomini né gli animali né niuna creatura?». E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi dimostra, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto. Dice santo Francesco: «Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così qui dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, e che tu non mi ingannerai della mia malleveria ch'io ho fatta per te». Allora il lupo levando il piè ritto, sì lo pose in mano di santo Francesco. Onde tra di questo atto e degli altri detti di sopra fu tanta ammirazione e allegrezza in tutto il popolo, sì per la devozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace del lupo, che tutti cominciarono a gridare a cielo, lodando e benedicendo Iddio, il quale avea mandato loro santo Francesco, che per i suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.

E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, senza far male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu nutricato cortesemente dalle genti, e andandosi così per la terra e per le case, giammai niuno cane gli abbaiava. Finalmente dopo i due anni frate lupo si morì di vecchiaia, di che i cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si ricordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.

A laude di Cristo. Amen.

COME SANTO FRANCESCO DIMESTICÒ LE TORTORE SELVATICHE [XXII]

Uno giovane avea prese un dì molte tortore, e portavale a vendere. Iscontrandosi in lui santo Francesco, il quale sempre avea singulare pietà agli animali mansueti, riguardando quelle tortore coll'occhio pietoso, disse al giovane: «O buono giovane, io ti priego che tu me le dia, e che uccelli così innocenti a' quali nella Scrittura sono assomigliate le anime caste, umili e fedeli, non vengano alle mani de' crudeli che le uccidano». Di subito colui, ispirato da Dio, tutte le diede a santo Francesco; ed egli, ricevendole in grembo, cominciò a parlare loro dolcemente: «O sirocchie mie tortore, semplici, innocenti e caste, perché vi lasciate voi pigliare? Or ecco io vi voglio scampare dalla morte e farvi i nidi, acciò che voi facciate frutto e moltiplichiate secondo il comandamento del vostro Creatore».

E va santo Francesco e a tutte fece nido. Ed elleno, usandoli, cominciarono a fare uova e figliare innanzi a' frati, e così dimesticamente si stavano e usavano con santo Francesco e con gli altri frati, come se elle fossono state galline sempre nutricate da loro. E mai non si partirono, insino a tanto che santo Francesco colla sua benedizione diede loro licenza di partirsi. E al giovane, che le avea date, disse santo Francesco: «Figliuolo, tu sarai ancora frate in questo Ordine e servirai graziosamente a Gesù Cristo». E così fu, imperò che il detto giovane si fece frate e vivette nell'Ordine con grande santità.

A laude di Cristo. Amen.

COME SANTO FRANCESCO LIBERÒ UN FRATE CH'ERA IN PECCATO COL DEMONIO [XXIII ]

Stando una volta santo Francesco in orazione nel luogo della Porziuncola, vide per divina rivelazione tutto il luogo attorniato e assediato da' demoni a modo che da uno grande esercito; ma niuno di loro potea però entrare dentro nel luogo, imperò che que' frati erano di tanta santità, che i demoni non aveano a cui entrare. Ma pure perseverando così, uno di que' frati si scandalezzò con un altro, e pensava nel cuore suo comm'egli lo potesse accusare e vendicarsi di lui. Per la qual cosa, stando costui in questo mal pensiero, il demonio, avendo l'entrata aperta, sì entrò nel luogo, e ponsi in sul collo di questo frate.

Veggendo ciò il pietoso e sollecito pastore, il quale vegghiava sempre sopra il suo gregge, che il lupo era entrato a divorare la pecorella sua; fece subitamente chiamare a sé quel frate, e comandògli che di presente ei dovesse scoprire il veleno dell'odio conceputo contro al prossimo, per lo quale egli era nelle mani del nemico. Di che colui impaurito, però che si vedeva compreso dal padre santo, sì scoprì ogni veleno e rancore, e riconobbe la colpa sua, e domandonne umilmente la penitenza con misericordia. E fatto ciò, assoluto che fu dal peccato e ricevuta la penitenza, subito dinanzi a santo Francesco il demonio si partì; e il frate, così liberato delle mani della crudele bestia per la bontà del buon pastore, sì ringraziò Iddio, e ritornando corretto e ammaestrato al gregge del santo pastore, vivette poi in grande santità.

A laude di Cristo. Amen.

COME SANTO FRANCESCO CONVERTÌ ALLA FEDE IL SOLDANO DI BABILONIA E LA MERETRICE CHE LO RICHIESE DI PECCATO [XXIV]

Santo Francesco, istigato dallo zelo della fede di Cristo e dal desiderio del martirio, andò una volta oltremare con dodici suoi compagni santissimi, per andarsene diritti al Soldano di Babilonia. E giugnendo in alcuna contrada di Saracini, ove si guardavano i passi da certi sì crudeli uomini, che niuno cristiano che vi passasse potea scampare che non fosse morto; come piacque a Dio non furono morti, ma presi, battuti e legati, furono menati dinanzi al Soldano. Ed essendo dinanzi a lui, santo Francesco ammaestrato dallo Spirito santo predicò sì divinamente della fede di Cristo, che eziandio per essa egli volea entrare nel fuoco. Di che il Soldano cominciò ad avere grande devozione in lui, sì per la costanza della fede sua, sì per lo dispregio del mondo che vedea in lui, imperò che nullo dono volea da lui ricevere, essendo poverissimo, e sì eziandio per lo fervore del martirio che in lui vedeva. E da quel punto innanzi il Soldano l'udiva volentieri, e pregollo che spesse volte tornasse a lui, concedendo liberamente a lui e a' compagni ch'eglino potessono predicare dovunque piacesse loro. E diede loro uno segnale, per lo quale ei non potessono essere offesi da persona.

Avuta adunque questa licenza libera, santo Francesco mandò que' suoi eletti compagni a due a due in diverse parti di Saracini a predicare la fede di Cristo; ed egli con uno di loro elesse una contrada, alla quale giugnendo entrò in uno albergo per riposarsi. Ed ivi si era una femmina bellissima del corpo ma sozza dell'anima, la quale femmina maladetta richiese santo Francesco di peccato. E dicendole santo Francesco: «Io accetto, andiamo a letto», ella lo menava in camera. Disse santo Francesco: «Vieni meco, io ti menerò a un letto bellissimo». E menolla a uno grandissimo fuoco che si facea in quella casa; e in fervore di spirito spogliasi ignudo, e gittasi allato a questo fuoco in su lo spazzo affocato, e invita costei che ella si spogli e vada a giacere con lui in quel letto spiumacciato e bello. E stando così santo Francesco per grande spazio con allegro viso, e non ardendo né punto abbronzandosi, quella femmina per tale miracolo spaventata e compunta nel cuor suo, non solamente si penté del peccato e della mala intenzione, ma eziandio si convertì perfettamente alla fede di Cristo, e diventò di tanta santità, che per lei molte anime si salvarono in quelle contrade.

Alla perfine, veggendosi santo Francesco non potere fare più frutto in quelle parti, per divina revelazione si dispose con tutti i suoi compagni a ritornare tra i fedeli; e raunatili tutti insieme, ritornò al Soldano e prese commiato da lui. Allora gli disse il Soldano: «Frate Francesco, io volentieri mi convertirei alla fede di Cristo, ma io temo di farlo ora; imperò che, se costoro il sentissono, eglino ucciderebbono me e te con tutti i tuoi compagni; e con ciò sia cosa che tu possa ancora fare molto bene, e io abbia a spacciare certe cose di molto gran peso, non voglio ora inducere la morte tua e la mia. Ma insegnami com'io mi possa salvare, e io sono apparecchiato a fare ciò che tu m'imporrai». Disse allora santo Francesco: «Signore, io mi partirò ora da voi, ma poi ch'io sarò tornato in miei paesi e ito in cielo, per la grazia di Dio, dopo la morte mia, secondo che piacerà a Dio, io ti manderò due de' miei frati, da' quali tu riceverai il battesimo di Cristo, e sarai salvo, siccome m'ha rivelato il mio Signore Gesù Cristo. E tu in questo mezzo ti sciogli da ogni impaccio, acciò che quando verrà a te la grazia di Dio, ti trovi apparecchiato a fede e devozione ». E così promise di fare e fece.

Fatto questo, santo Francesco si ritorna con quello venerabile collegio de' suoi compagni santi; e dopo alquanti anni santo Francesco per morte corporale rendé l'anima a Dio. E il Soldano infermando aspetta la promessa di santo Francesco, e fa stare guardie a certi passi, comandando che se due frati v'apparissono in abito di santo Francesco, di subito fossono menati a lui. In quel tempo apparve santo Francesco a due frati e comandò loro che senza indugio andassono al Soldano e procurino la sua salute, secondo che gli avea promesso. I quali frati subitamente si mossono, e passando il mare, dalle dette guardie furono menati al Soldano. E veggendoli, il Soldano ebbe grandissima allegrezza e disse: «Ora so io veramente che Iddio ha mandato a me i servi suoi per la mia salute, secondo la promessa che mi fece santo Francesco per rivelazione divina». Ricevendo adunque informazione della fede di Cristo e il santo battesimo da' detti frati, così rigenerato in Cristo si morì in quella infermità, e fu salva l'anima sua pei meriti e operazione di santo Francesco.

A laude di Cristo benedetto. Amen.

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UpUltimo aggiornamento: 10/12/06