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Scrittori religiosi del Trecento

di Giorgio Petrocchi

© 1974 – Giorgio Petrocchi


Testi

4. Caterina da Siena (3/4)
A GREGORIO XI [CCVI]

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Santissimo e carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Gesù, io vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio che ho desiderato di vedere in voi la plenitudine della divina Grazia; sì, e per siffatto modo che voi siate strumento e cagione, mediante la divina Grazia, di pacificare tutto l'universo mondo. E però vi prego, padre mio dolce, che voi, con sollicitudine ed affamato desiderio della pace e onore di Dio e salute dell'anime, usiate lo strumento della potenzia e virtù vostra. E se voi mi diceste, padre: – il mondo è tanto travagliato! in che modo verrò a pace? – dicovi da parte di Cristo crocifisso: tre cose principali vi conviene adoperare con la potenzia vostra. Cioè, che nel giardino della santa Chiesa voi ne traggiate li fiori puzzolenti, pieni d'immondizia e di cupidità, enfiati di superbia; cioè li mali pastori e rettori, che attossicano e imputridiscono questo giardino. Oimè, governatore nostro, usate la vostra potenzia a divellere questi fiori. Gittateli di fuori, che non abbino a governare. Vogliate ch'egli studino a governare loro medesimi in santa e buona vita. Piantate in questo giardino fiori odoriferi, pastori e governatori che siano veri servi di Gesù Cristo, che non attendano ad altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, e sieno padri de' poveri. Oimè, che grande confusione è questa, di vedere coloro che debbono essere specchio in povertà volontaria, umili agnelli, distribuire della sustanzia della santa Chiesa a' poveri; ed egli si veggono in tante delizie e stati e pompe e vanità del mondo, più che se fussero mille volte nel secolo! Anzi molti secolari fanno vergogna a loro, vivendo in buona e santa vita. Ma pare che la somma e eterna Bontà faccia fare per forza quello che non è fatto per amore: pare che permetta che gli stati e delizie siano tolti alla sposa sua, quasi mostrasse che volesse che la Chiesa santa tornasse nel suo stato primo poverello, umile, mansueto, com'era in quello tempo santo, quando non attendevano altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, avendo cura delle cose spirituali, e non temporali. Che, poi ch'ha mirato più alle temporali che alle spirituali, le cose sono andate di male in peggio. Però vedete che Dio per questo giudizio gli ha permessa molta persecuzione e tribolazione. Ma confortatevi, padre, e non temete per veruna cosa che fusse addivenuta o addivenisse, che Dio fa per rendere lo stato suo perfetto; perché in questo giardino si paschino agnelli, e non lupi divoratori dell'onore che debbe essere di Dio, il quale furano, e dànnolo a loro medesimi. Confortatevi in Cristo dolce Gesù; che io spero che l'adiutorio suo, la plenitudine della divina Grazia, il sovenimento e l'adiutorio divino sarà presso da voi, tenendo il modo detto di sopra. Da guerra verrete a grandissima pace, da persecuzione a grandissima unione: non con potenzia umana, ma con la virtù santa sconfiggerete le dimonia visibili delle inique creature, e le invisibili dimonia, che mai non dormono sopra di noi.

Ma pensate, padre dolce, che maleagevolmente potreste fare questo, se voi non adempiste l'altre due cose che avanzano a compire l'altre: e questo sì è dello avvenimento vostro, e drizzare il gonfalone della santissima croce. E non vi manchi il santo desiderio per veruno scandalo né ribellione di città che voi vedeste o sentiste; anzi più s'accenda il fuoco del santo desiderio a tosto volere fare. E non tardate però la venuta vostra. Non credete al dimonio, che s'avvede del suo danno, e però s'ingegna di scandalizzarvi, e di farvi tórre le cose vostre perché perdiate l'amore e la carità e impedire il venire vostro. Io vi dico, padre in Cristo Gesù, che voi veniate tosto come agnello mansueto. Rispondete allo Spirito Santo, che vi chiama. Io vi dico: Venite, venite, venite, e non aspettate il tempo, che il tempo non aspetta voi. Allora farete come lo svenato Agnello, la cui vice voi tenete; che con la mano disarmata uccise li nemici nostri, venendo come agnello mansueto, usando solo l'arma della virtù dell'amore, mirando solo avere cura delle cose spirituali, e rendere la Grazia all'uomo che l'aveva perduta per lo peccato.

Oimè, dolce padre mio, con questa dolce mano vi prego e vi dico, che veniate a sconfiggere li nostri nemici. Da parte di Cristo crocifisso vel dico: non vogliate credere a' consiglieri del dimonio, che volsero impedire il santo e buono proponimento. Siatemi uomo virile, e non timoroso. Rispondete a Dio, che vi chiama che veniate a tenere e possedere il luogo del glorioso pastore santo Pietro, di cui vicario sete rimasto. E drizzate il gonfalone della croce santa: che come per la croce fummo liberati (così disse Paolo), così levando questo gonfalone il quale mi pare refrigerio de' Cristiani, saremo liberati, noi dalla guerra e divisione e molte iniquità, il popolo infedele dalla sua infidelità. E con questi modi voi verrete, e averete la riformazione delli buoni pastori della santa Chiesa. Reponetele il cuore, che ha perduto, dell'ardentissima carità: chè tanto sangue li è stato succhiato per gl'iniqui devoratori, che tutta è impallidita. Ma confortatevi, e venite, padre, e non fate più aspettare li servi di Dio, che s'affliggono per lo desiderio. E io misera miserabile non posso più aspettare: vivendo, mi pare morire stentando, vedendo tanto vituperio di Dio. Non vi dilongate però dalla pace, per questo caso che è addivenuto di Bologna; ma venite: chè io vi dico che li lupi feroci vi metteranno il capo in grembo come agnelli mansueti, e dimanderanno misericordia a voi, padre.

Non dico più. Pregovi, padre, che ôdiate, e scoltiate quello che vi dirà frate Raimondo e gli altri figliuoli che sono con lui, che vengono da parte di Cristo crocifisso, e da mia; che sono veri servi di Cristo e figliuoli della santa Chiesa. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia; e scusimi dinanzi alla vostra benignità l'amore e dolore che mei fa dire. Datemi la vostra benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

A FRATE RAIMONDO DA CAPUA, DELL'ORDINE DE' PREDICATORI E A MAESTRO GIOVANNI TERZO, DELL'ORDINE DE' FRATI EREMITI DI SANTO AUGUSTINO, E A TUTTI GLI ALTRI LORO COMPAGNI QUANDO ERANO A VIGNONE [CCXIX]

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Dilettissimi figliuoli miei in Cristo Gesù. Io, misera madre con desiderio spasimato ho desiderato di vedere i cuori e gli affetti vostri chiavellati in croce, uniti e legati con quello legame che legò e innestò Dio nell'uomo e l'uomo in Dio. Così desidera l'anima mia di vedere i cuori e gli affetti vostri innestati nel Verbo incarnato dolce Gesù, sì, e per siffatto modo che né dimonia né creature vi possano partire. Benché io non dubito che, se voi sarete legati e infiammati del dolce Gesù, se fussero tutti i dimonii dello inferno con tutte le malizie loro, non vi potranno partire da sì dolce amore e unione. Adunque io voglio, poiché è di tanta fortezza ed è di tanta necessità, che voi non vi ristiate mai di crescere legna al fuoco del santo desiderio; cioè legna del cognoscimento di voi medesimi. Perocché queste sono quelle legna che notricano il fuoco della divina carità: la quale carità s'acquista nel cognoscimento e nella inestimabile carità di Dio; e allora s'unisce l'anima col prossimo suo. E quanto più dà della materia al fuoco, cioè legna di cognoscimento di sé; tanto cresce il caldo dell'amore di Cristo e del prossimo suo. Adunque state nascosi nel cognoscimento di voi, e non state fuore di voi, acciocché Malatasca non vi pigli con le molte illusioni, e cogitazioni l'uno contra l'altro; e questo farebbe per tollervi l'unione della divina Carità. E però io voglio, e vi comando, che l'uno sia subietto all'altro, e l'uno portatore de' difetti dell'altro; imparando dalla prima dolce Verità, che volse essere il più minimo, e umilmente portò tutte le nostre iniquitadi e difetti. Così voglio che facciate voi, figliuoli carissimi, amatevi, amatevi, amatevi insieme. E godete ed esultate, perocché il tempo della state ne viene.

Perocché il primo d'aprile, la notte più singolarmente Dio aperse i secreti suoi, manifestando le mirabili cose sue sì e per siffatto modo, che l'anima mia non pareva che fusse nel corpo, e riceveva tanto diletto e plenitudine, che la lingua non è sufficiente a dirlo; spianando e dichiarando a parte a parte sopra il misterio della persecuzione che ora ha la santa Chiesa, e della rinovazione ed esaltazione sua, la quale dee avere nel tempo avvenire; dicendo che il tempo presente è permesso per rendergli lo stato suo; allegando la prima dolce Verità due parole che si contengono nel santo Evangelio, cioè: «Egli è bisogno che lo scandalo venga nel mondo»; e poi soggiunse «Ma guai a colui per cui viene lo scandalo!». Quasi dicesse: «Questo tempo di questa persecuzione permetto per divellere le spine della sposa mia, che è tutta imprunata; ma non permetto le male cogitazioni degli uomini. Sai tu come io fo? Io fo come io feci quand'io ero nel mondo, che feci la disciplina di funi, e cacciai coloro che vendevano e compravano nel tempio; non volendo che della casa di Dio si facesse spelonca di ladroni. Così ti dico che io fo ora. Perocché io ho fatta una disciplina delle creature, e con essa disciplina caccio i mercanti immondi, cupidi, e avari, ed enfiati per superbia, vendendo e comprando i doni dello Spirito Santo». Sicché colla disciplina delle persecuzioni delle creature li cacciava fuore; cioè, che per forza di tribolazione e di persecuzione gli tolleva 'l disordinato e disonesto vivere.

E crescendo in me il fuoco, mirando vedevo nel costato di Cristo crocifisso intrare 'l popolo cristiano e lo infedele: e io passavo, per desiderio e affetto d'amore, per lo mezzo di loro; ed entravo con loro in Cristo dolce Gesù, accompagnata col padre mio santo Domenico, e Giovanni Singolare con tutti quanti i figliuoli miei. E allora mi dava la croce in collo e l'olivo in mano, quasi come io volessi; e così diceva che io la portasse all'uno popolo e all'altro. E diceva a me: «Di' a loro: io vi annunzio gaudio magno». Allora l'anima mia più s'empiva; annegata era co' veri gustatori nella divina Essenzia per unione e affetto d'amore. Ed era tanto il diletto che aveva l'anima mia, che la fadiga passata del vedere l'offesa di Dio, non vedeva; anco, dicevo: «Oh felice e avventurata colpa!». Allora 'l dolce Gesù sorrideva, e diceva: «Or è avventurato il peccato, che non è cavelle? Sai tu quello che santo Gregorio diceva quando disse: felice e avventurata colpa. Quale parte è quella che tu tieni, che sia avventurata e felice? e che dice santo Gregorio?». Io rispondevo come esso mi faceva rispondere, e dicevo: «Io veggio bene, Signore mio dolce, e bene so che il peccato non è degno di ventura, e non è avventurato né felice in sé; ma il frutto che esce del peccato. Questo mi pare che volesse dire Gregorio: che per lo peccato d'Adam Dio ci die' il Verbo dell'unigenito suo figliuolo, e il Verbo diè 'l sangue: onde, dando la vita, ci rende la vita con grande fuoco d'amore. Sicché il peccato dunque è avventurato, non per lo peccato, ma per lo frutto e dono che abbiamo d'esso peccato. Or così è. Sicché dell'offesa che fanno gl'iniqui Cristiani; perseguitando la sposa di Cristo, nasce la esaltazione, lume, e odore di virtù in essa sposa. Ed era questo sì dolce, che non pareva che fusse nessuna comparazione dell'offesa alla smisurata bontà e benignità di Dio, che in essa sposa mostrava. Allora io godevo ed esultavo; e tanto era vestita di certezza del tempo futuro, che mel pareva possedere e gustare. E dicevo allora con Simeone: Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace. Facevansi tanti misteri, che la lingua non è sufficiente a dirlo, né cuore a pensarlo, né occhio a vederlo.

Or quale lingua sarebbe sufficiente a narrare le mirabili cose di Dio? Non la mia, di me misera miserabile. E però io voglio tenere silenzio, e darmi solo a cercare l'onore di Dio e la salute dell'anime, e la rinovazione ed esaltazione della santa Chiesa; e, per la grazia e fortezza dello Spirito Santo, perseverare infino alla morte. E con questo desiderio io chiamavo e chiamerò con grande amore e compassione il nostro Cristo in terra, e voi, Padre, con tutti quanti i cari figliuoli; e dimandavo e avevo la vostra petizione. Godete dunque, godete e esultate. O dolce Dio amore, adempie tosto i desiderii de' servi tuoi. Non voglio dire più; e non ho detto niente. Stentando muoio per desiderio. Abbiatemi compassione. Pregate la divina Bontà e Cristo in terra, che tosto si spazzi. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; e per nessuna cosa venite meno, ma più conforto pigliate. Godete, godete nelle dolci fadighe. Amatevi, amatevi, amatevi insieme. Gesù dolce, Gesù amore.

A MISSER RISTORO DI PIETRO CANIGIANI IN FIRENZE [CCLVIII]

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi costante e perseverante nelle virtù: però che colui che comincia, non è quegli che è coronato, ma solo colui che persevera. Perocché la perseverazione è quella reina che è coronata, e sta in mezzo della fortezza e vera pazienzia; ma ella sola riceve corona di gloria. Sicché io voglio, dolcissimo fratello, che voi siate costante e perseverante nella virtù, acciocché riceviate il frutto d'ogni vostra fadiga. Spero nella grande bontà di Dio, che vi fortificherà per modo che né dimonio né creatura vi potrà far voliere il capo in dietro al primo vomito.

Parmi, secondo che mi scrivete, che abbiate fatto buono principio; del quale molto mi rallegro per la salute vostra, vedendo il vostro santo desiderio. E prima, dite di perdonare a ogni uomo che v'avesse offeso, o che v'avesse voluto offendere. Questa è quella cosa che v'è di grande necessità a volere avere Dio per Grazia nell'anima vostra, e riposarvi eziandio secondo 'l mondo. Però che colui che sta nell'odio, è privato di Dio, e sta in stato di dannazione; e in questa vita gusta l'arra dell'inferno: perocché sempre si rode in sé medesimo, e appetisce vendetta, e sta sempre con timore. E credendo uccidere il nemico suo, ha prima morto sé medesimo; perocché col coltello dell'odio ha uccisa l'anima sua. Onde questi cotali che credono uccidere il nemico, uccidono loro medesimi. Colui che in verità perdona per amore di Cristo crocifisso, questi ha pace e quiete, e non riceve turbazione; però che l'ira che conturba, è uccisa dall'anima sua; e Dio, che è remuneratore d'ogni bene, gli rende la grazia sua, e nell'ultimo vita eterna. Quanto diletto riceve allora l'anima, e allegrezza, e riposo nella coscienzia, la lingua non potrebbe narrare quanto ell'è. Ed eziandio secondo il mondo, è grandissimo onore a colui, che, per amore della virtù e per magnanimità, non appetisce né vuol fare vendetta del nemico suo. Sicché io v'invito e vi conforto a perseveranzia in questo santo proponimento.

Domandare e procacciare il vostro con debita ragione, questo potete fare con buona coscienzia; chi 'l vuol fare: però che non è tenuto l'uomo di lassare il suo, più che si voglia: ma chi volesse lassare, farebbe bene maggiore perfezione. Di non andare a vescovado né a palagio, questo è buono e ottimo; e che voi vi stiate pacificamente in casa. Perocché, se la persona s'impaccia, noi siamo debili, e spesse volte ci troviamo impacciata l'anima nostra, commettendo delle cose ingiuste e fuore di ragione, chi per mostrare di saper più che un altro, e chi per appetito di pecunia. Sicché, egli è bene di dilungarsi dal luogo.

Ma una cosa v'aggiungo: che quando cotali poverelli e poverelle, che hanno chiaramente la ragione, e non hanno chi gli sovvenga, né mostri la ragione loro perché non hanno denari; sarebbe molto grande onore di Dio affaticarsi per loro con affetto di carità; come santo Ivo, che fu al tempo suo avvocato de' poveri. Pensate, che l'atto della pietà, e il ministrare a' povarelli di quella virtù che Dio v'ha data a voi, molto è piacevole a Dio, e salute dell'anima. Onde dice santo Gregorio, che egli è impossibile che l'uomo pietoso perisca di mala morte, cioè di morte eternale. Sicché questo mi piace molto, e pregovi che voi 'l facciate.

E in tutte le vostre operazioni vi ponete Dio dinanzi agli occhi, dicendo a voi medesimo, quando 'l disordinato appetito volesse levare il capo contra al proponimento fatto: «Pensa, anima mia, che l'occhio di Dio è sopra di te, e vede l'occulto del cuore tuo. E tu sei mortale, però che tu debbi morire, e non sai quando: e converratti rendere ragione dinanzi al sommo Giudice, di quello che tu farai; il qual Giudice ogni colpa punisce, e ogni bene remunera». E a questo modo, se porrete il freno, non scorrerà partendosi dalla volontà di Dio.

Satisfare all'anima vostra, questo dovete fare 'l più tosto che voi potete, e sgravare la coscienzia di ciò che vi sentite gravato. E satisfarle, o di gravezza che ella avesse di rendere sustanzia temporale, o d'altri dispiaceri che avesse fatti altrui. E fate chiedere perdonanza pienamente a ognuno, acciocché sempre permaniate nella dilezione della carità del prossimo vostro. Di vendere le robe che avete di superchio, e i pomposi vestimenti (i quali, carissimo fratello, sono molto nocivi e sono uno strumento di fare invanire il cuore e nutricare la superbia, parendogli esser da più e maggiore degli altri, gloriandosi di quello che non si dee gloriare. Onde grande vergogna è a noi, falsi cristiani, di vedere il nostro capo tormentato, e noi stare in tante delizie. Onde dice san Bernardo, che non si conviene che sotto il capo spinato stieno i membri delicati) dico che fate molto bene, che ci poniate rimedio. Ma vestitevi a necessità, onestamente, non con disordinato pregio, e piacerete molto a Dio. E, giusta al vostro potere fate questo medesimo della donna, e de' vostri figliuoli; sì che voi siate, a loro, regola e dottrina, siccome debbe essere il padre, che con ragione e atto di virtù dee allevare i suoi figliuoli.

Aggiungoci una cosa: che nello stato del matrimonio voi stiate con timore di Dio, e con riverenzia v'andiate come a sacramento, e non con disordinato desiderio. E i dì che sono comandati dalla santa Chiesa, abbiate in debita riverenzia, siccome uomo ragionevole, e non come animale bruto. Allora di voi e di lei, siccome arbori buoni, producerete buoni frutti.

Di rifiutare gli ofici, farete molto bene; perocché rade volte è che non vi s'offenda. E a tedio vi debbono venire, pur d'udirli ricordare. E però lassate questi morti sepellire a' morti loro; e voi v'ingegnate, con libertà di cuore, di piacere a Dio, amandolo sopra ogni cosa con desiderio di virtù, e il prossimo come voi medesimo, fuggendo il mondo e le delizie sue. E rinunciare a' peccati, e alla propria sensualità; riducendo sempre alla memoria i beneficili di Dio, e specialmente il beneficio del sangue, il quale per noi fu sparto con tanto fuoco d'amore.

Evvi ancora di bisogno, a volere conservare la Grazia e crescere l'anima vostra in virtù, di fare spesso la santa confessione, a vostro diletto, per lavare la faccia dell'anima nel sangue di Cristo. Perocché pur la lordiamo tutto dì, almeno il mese una volta: se più, più; ma meno non mi pare che si dovesse fare. E dilettatevi di udire la parola di Dio. E quando sarà il tempo suo, che noi siamo pacificati col Padre nostro; fate che le pasque solenni, o almeno una volta l'anno, voi vi comunichiate; dilettandovi dell'Oficio, e ogni mattina udire la Messa; e non potendo ogni dì, almeno quelli dì che sono comandati dalla santa Chiesa a' quali siamo obbligati, ve ne dovete ingegnare quantunque si può.

L'orazione non si conviene che ella sia di lunga da voi. Anco, nell'ore debite e ordinate, quando si può, vogliate reducervi un poco a cognoscere voi medesimo, e l'offese fatte a Dio, e la larghezza della sua bontà, la quale tanto dolcemente ha adoperato e adopera in voi; aprendo l'occhio dell'intelletto col lume della santissima fede a ragguardare come Dio ci ama ineffabilmente; il quale amore cel manifestò col mezzo del sangue dell'ungenito suo Figliuolo. E pregovi che, se voi noi dite, che voi il diciate ogni dì, l'oficio della Vergine, acciò che ella sia il vostro refrigerio, e avvocata dinanzi a Dio per voi. D'ordinare la vita vostra, di questo vi prego che 'l facciate. E il sabato digiunare a riverenza di Maria. E li dì che sono comandati da santa Chiesa, non lassarli mai, se non per necessità. E fuggire di stare in disordinati conviti; ma ordinatamente vivere come uomo che non vuole fare del ventre suo Dio: ma prendere il cibo a necessità, e non con miserabile diletto. Però che impossibile sarebbe che colui che non è corretto nel mangiare, si conservasse nell'innocenzia sua.

Ma sono certa che la infinita bontà di Dio di questo e dell'altre cose vi farà a voi medesimo prendere quella regola che sarà di necessità alla salute vostra. E io ne pregherò, e farò pregare, che vi dia perfetta preseveranzia infine alla morte, e vi allumini di quello che avete a fare per la salute vostra. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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UpUltimo aggiornamento: 10/12/06