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Didattica > Strumenti > Scrittori religiosi del Trecento > Testi, 4 | |||||||||
StrumentiScrittori religiosi del Trecentodi Giorgio Petrocchi © 1974 – Giorgio Petrocchi Testi4. Caterina da Siena (4/4)A FRATE RAIMONDO DA CAPUA DELL'ORDINE DE' PREDICATORI [CCLXXIII]Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi raccomandandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi affocato e annegato in esso dolcissimo sangue suo, il quale sangue è intriso con fuoco dell'ardentissima carità sua. Questo desidera l'anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi, e Nanni ed Jacomo, figliuolo. Io non veggo altro remedio, onde veniamo a quelle virtù principali, le quali sono necessarie a noi. Dolcissimo padre, l'anima vostra, la quale mi s'è fatta cibo (e non passa punto di tempo, che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore), dico, non perverrebbe alla virtù piccola della vera umilità, se non fuste annegato nel sangue. La quale virtù nascerà dall'odio, e l'odio dall'amore. E così nasce l'anima con perfettissima purità, come il ferro esce purificato dalla fornace. Voglio dunque che vi serriate nel costato aperto del Figliuolo di Dio, il quale è una bottiga aperta, piena d'odore; in tanto che il peccato vi diventa odorifero. Ivi la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue. Ivi si vede ed è manifestato il secreto del cuore del Figliuolo di Dio. Oh botte spillata, la quale dai bere ed inebbri ogni innamorato desiderio, e dai letizia ed illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria, che ivi s'affadiga; in tanto che altro non può ritenere, né altro intendere, né altro amare, se non questo dolce e buono Gesù! Sangue e fuoco, inestimabile amore! poiché l'anima mia sarà beata di vedervi così annegati; io voglio che facciate come colui che attigne l'acqua colla secchia, il quale la versa sopra alcuna altra cosa; e così voi versate l'acqua del santo desiderio sopra il capo de' fratelli vostri, che sono membri nostri, ligati nel corpo della dolce Sposa. E guardate, che per illusione di dimonia (le quali so che v'hanno dato impaccio, e daranno), o per detto d'alcuna creatura, voi non vi tiriate mai addietro; ma sempre perseverate ogni otta che vedeste la cosa più fredda, infino che vediamo spargere il sangue con dolci e amorosi desiderii. Su, su, padre mio dolcissimo! e non dormiamo più. Perocché io odo novelle, che io non voglio più né letto, né stati. Io ho cominciato già a ricevere uno capo nelle mani mie, il quale mi fu di tanta dolcezza, che 'l cuore nol può pensare, né lingua parlare, né l'occhio vedere, né l'orecchie udire. Andò il desiderio di Dio tra gli altri misterii fatti innanzi; i quali io non dico, che troppo sarebbe lungo. Andai a visitare colui che sapete: onde egli ricevette tanto conforto e consolazione, che si confessò, e disposesi molto bene. E fecemisi promettere per l'amore di Dio, che, quando fusse il tempo della giustizia, io fussi con lui. E così promisi, e feci. Poi la mattina innanzi la campana andai a lui; e ricevette grande consolazione. Menailo a udire la messa; e ricevette la santa Comunione, la quale mai più aveva ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio: e solo v'era rimasto uno timore di non essere forte in su quello punto. Ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandogli tanto affetto ed amore nel desiderio di Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: «Sta meco, e non mi abandonare. E così non starò altro che bene; e muoio contento». E teneva il capo suo in sul petto mio. Io allora sentiva uno giubilo e uno odore del sangue suo; e non era senza l'odore del mio, il quale io desidero di spandere per lo dolce sposo Gesù. E crescendo il desiderio nell'anima mia, e sentendo il timore suo, dissi: «Confortati, fratello mio dolce; perocché tosto giungeremo alle nozze. Tu v'anderai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, il quale non voglio che t'esca mai dalla memoria. E io t'aspetto al luogo della giustizia». Or pensate, padre e figliuolo, che il cuore suo perdette allora ogni timore, e la faccia sua si trasmutò di tristizia in letizia; e godeva, esultava, e diceva: «Onde mi viene tanta grazia, che la dolcezza dell'anima mia m'aspetterà al luogo santo della giustizia?». Vedete che era giunto a tanto lume, che chiamava il luogo della giustìzia santo! E diceva: «Io anderò tutto gioioso e forte; e parammi mille anni che io ne venga, pensando che voi m'aspettiate ine». E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio. Aspettailo dunque al luogo della giustizia; e aspettai ivi con continua orazione e presenzia di Maria e di Catarina vergine e martire. Ma prima che io giugnessi a lei, io mi posi giù, e distesi il collo in sul ceppo; ma non vi venne, che io avessi pieno l'affetto di me. Ivi su, pregai, e costrinsi, e dissi: Maria! che io voleva questa grazia, che in su quello punto gli desse uno lume e una pace di cuore, e poi il vedessi tornare al fine suo. Empissi allora l'anima mia tanto, che, essendo ivi moltitudine del popolo, non poteva vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli giunse, come uno agnello mansueto: e vedendomi, cominciò a ridere; e volse che io gli facesse il segno della croce. E ricevuto il segno, dissi io: «Giuso! alle nozze, fratello mio dolce! che tosto sarai alla vita durabile». Posesi giù con grande mansuetudine; e io gli distesi il collo, e chinami giù, e rammentàlli il sangue dell'Agnello. La bocca sua non diceva se non, Gesù, e, Catarina. E, così dicendo, ricevetti il capo nelle mani mie, fermando l'occhio nella divina bontà, e dicendo: «Io voglio». Allora si vedeva Dio-e-Uomo, come si vedesse la chiarità del sole; e stava aperto, e riceveva il sangue; nel sangue suo uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell'anima sua per grazia; riceveva nel fuoco della divina sua carità. Poiché ebbe ricevuto il sangue e il desiderio suo, ed egli ricevette l'anima sua, la quale mise nella bottiga aperta del costato suo, pieno di misericordia; manifestando la prima Verità, che per sola grazia e misericordia egli il riceveva, e non per veruna altra operazione. O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio! con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo! voltò l'occhio della misericordia verso di lei, quando venne a intrare dentro nel costato bagnato nel sangue suo, il quale valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio. Così ricevuto da Dio per potenzia, (potente a poterlo fare); e il Figliuolo, sapienzia Verbo incarnato, gli donò, e fecegli participare, il crociato amore, col quale egli ricevette la penosa e obbrobriosa morte, per l'obedienzia che egli osservò del Padre in utilità dell'umana natura e generazione; e le mani dello Spirito Santo il serravano dentro. Ma egli faceva uno atto dolce da trare mille cuori. E non me ne maraviglio; perocché già gustava la divina dolcezza. Volsesi come fa la sposa quando è giunta all'uscio dello sposo suo, che volge l'occhio e il capo a dietro, inchinando chi l'ha accompagnata, e con l'atto dimostra segni di ringraziamento. Riposto che fu, l'anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue, che io non potevo sostenere di levarmi il sangue, che mi era venuto addosso, di lui. Oimè misera miserabile! non voglio dire più. Rimasi nella terra con grandissima invidia. E parmi che la prima pietra sia già posta. E però non vi maravigliate, se io non v'impongo altro se non di vedervi annegati nel sangue e nel fuoco che versa il costato del Figliuolo di Dio. Or non più dunque negligenzia, figliuoli miei dolcissimi, poiché 'l sangue comincia a versare, e a ricevere la vita. Gesù dolce, Gesù amore. A FRATE RAIMONDO DA CAPUA DELL'ORDINE DE' PREDICATORI [CCXCV]Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi servo e sposo fedele della verità, e a quella dolce Maria, acciocché mai non voltiamo il capo indietro per neuna cosa del mondo, né per tribolazioni che vi volesse dare; ma con una speranza ferma, col lume della santissima Fede, costante e perseverante passare questo mare tempestoso con ogni verità; e nel sostenere ci gloriamo, non cercando la gloria nostra: ma la gloria di Dio e la salute dell'anime, siccome facevano i gloriosi martiri, i quali per la verità si disponevano alla morte, e ad ogni tormento; onde col sangue loro, sparto per amore del Sangue, fondavano le mura della santa Chiesa. O sangue dolce, che resuscitavi i morti! Sangue, tu davi vita; tu dissolvevi le tenebre delle menti accecate dalle creature che hanno in loro ragione, e davi lume. Sangue dolce, tu univi i discordanti: tu vestivi li nudi di sangue: tu pascevi li affamati, e daviti in beveraggio a coloro che avevano, e hanno, sete del sangue; e col latte della dolcezza tua notricavi i parvoli, che sono fatti piccioli per vera umilità, e innocenti per vera purità. O sangue, e chi s'inebbria in te? gli amatori proprii di loro medesimi; perché non sentono l'odore tuo. Adunque, carissimo e dolcissimo padre, spoglianci di noi e vestianci della verità; ed allora saremo sposi fedeli. Io vi dico che oggi voglio incominciare di nuovo, acciocché i miei peccati non mi ritraggano da tanto bene quanto egli è a dare la vita per Cristo crocifisso; perché io veggo, che per lo tempo passato, per lo mio difetto, io ne fui privata. Molto avevo desiderato d'uno desiderio nuovo, cresciuto in me oltre a ogni modo usitato, di sostenere senza colpa in onore di Dio, ed in salute delle anime, ed in reformazione e bene della santa Chiesa: tanto che il cuore si distillava per amore e desiderio che io avevo di ponere la vita. Questo desiderio stava beato e doloroso: beato stava per l'unione che si faceva nella verità; e doloroso stava per mia occupazione, che 'l cuore sentiva nell'offesa di Dio, e nella moltitudine delle dimonia che obumbravano tutta la città, offuscando l'occhio dell'intelletto delle creature. E quasi pareva che Dio lassasse fare, per una giustizia e divina disciplina. Onde la vita mia non si poteva dissolvere altro che in pianto, temendo del grande male che pareva che fusse per venire; e che per questo la pace non fosse impedita. Ma del grande male, Dio, che non dispregia il desiderio de' servi suoi, e quella dolce madre Maria il cui nome era invocato con penosi, dolorosi e amorosi desiderii, provide che, nel romore e nella grande mutazione che fu, non c'ebbe quasi diciamo di morte d'uomini, di fuore da quelli che fece la Giustizia. Sicché il desiderio che io avevo, che Dio usasse la providenzia sua, e tollesse la forza alle dimonia, che non facessero tanto male che esse erano disposte a fare, fu adempito; ma non fu adempito il desiderio mio di dare la vita per la verità e per la dolce Sposa di Cristo. Ma lo Sposo eterno mi fece una grande beffa: siccome Cristofano a bocca pienamente vi dirà. Onde io ho da piangere, perocché tanta è stata la moltitudine delle mie iniquitadi, che io non meritai che il sangue mio desse vita, né alluminasse le mentì accecate, né pacificasse il figliuolo col padre, né murasse una pietra col sangue mio nel corpo mistico della santa Chiesa. Anco, parve che fossero legate le mani di colui che voleva fare. E dicendo io: «Io son essa. Tolli me, e lassa stare questa famiglia» erano coltella che drittamente gli passavano il cuore. O babbo mio, sentite in voi ammirabile gaudio, perocché mai in me non provai simili misteri con tanto gaudio. Ine era la dolcezza della verità: ine era l'allegrezza della schietta e pura coscienzia: ine era l'odore della dolce providenzia di Dio: ine si gustava il tempo de' martiri novelli, siccome voi sapete, predetti dalla Verità eterna. La lingua non sarebbe sufficiente a narrare quanto è il bene che l'anima mia sente. Onde tanto mi pare essere obligata al mio Creatore, che se io dessi il corpo mio ad ardere, non mi pare di potere satisfare a tanta grazia quanta io e i diletti miei figliuoli e figliuole abbiamo ricevuta. Tutto questo vi dico non perché pigliate amaritudine, ma perché sentiate ineffabile diletto, con suavissima allegrezza; e acciocché voi e io cominciamo a dolerci della mia imperfezione, perocché per lo mio peccato fu impedito tanto bene. Or quanto sarebbe stata beata l'anima mia, che per la dolce sposa, e per amore del sangue e per salute dell'anime, avessi dato il sangue! Or godiamo e siamo sposi fedeli. Io non voglio dire più sopra questa materia; lasso questo e l'altre cose dire a Cristofano: solo questo voglio dire, che voi preghiate Cristo in terra, che per lo caso occorso non ritardi la pace, ma molto più spacciatamente la faccia, acciocché si possa fare poi li altri grandi fatti ch'egli ha a fare per l'onore di Dio e per la reformazione della santa Chiesa. Perocché per questo non è mutato stato; anco, per ora s'è pacificata la città, assai convenevolmente. Pregatelo che faccia tosto: e questo gli dimando per misericordia; perocché si levaranno infinite offese di Dio, le quali per questo si fanno. Ditegli, che abbia pietà e compassione a queste anime, che stanno in molta tenebra: e ditegli che mi tragga di pregione spacciatamente; perocché se la pace non si fa, non pare che io ci possa escire; e io vorrei poi venire costà a gustare il sangue de' martiri, e visitare la Santità sua, e ritrovarmi con voi a narrare gli ammirabili misteri che Dio in questo tempo ha adoperati con allegrezza di mente e con giocondità di cuore, e con accrescimento di speranza, col lume della santissima Fede. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore. |
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