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      Discussioni
      V Workshop nazionale 
      “Medioevo e didattica”
      Brescia, Università  Cattolica del Sacro Cuore 
      15 aprile 2005 
       
           Marina Gazzini 
           Didattica  medievale e fonti nel web. Un  dossier di fonti: la città nel medioevo
           1. Le fonti nel web
           La presenza di fonti nel web – quando non si voglia  considerare il web stesso come una fonte, ma non è il caso dei medievisti – è  frutto di due operazioni: di filtro e di trattamento. 
           		• Filtro
           Non tutto il  patrimonio documentario del passato è stato, né verrà mai, riversato in rete.  Si tratta pertanto di capire, o per lo meno di riflettere su quale e su quanta  documentazione rispetto a quella originariamente prodotta su supporti diversi  da quello digitale sia stata trasposta in formato digitale e messa on line.  Dobbiamo renderci conto che quello che si trova in rete è frutto di una  selezione, e quindi di un filtro apposto in base a volontà diverse: in alcuni  casi il criterio è di proporre il documento meglio conservato, in altri di  segnalare quello più rappresentativo. Ma agli occhi di chi? è chiaro che siamo di fronte ad  un’interpretazione a priori della storia, alla proposta di una lettura della  storia che impedisce di farsene altre, operazioni che se nella maggioranza dei  casi vengono fatte con le migliori intenzioni, non sono comunque mai neutre [1]. Dal  momento che non vengono esibiti interi archivi ma solo alcune fonti, perché  considerate significative e rappresentative di una tipologia, un rischio  ulteriore è quello di portare a una decontestualizzazione della fonte stessa,  ad un oblio dell’ambito in cui la fonte è stata prodotta, conservata e  tramandata, la natura del quale non è certo indifferente. Nel web la fonte  spunta da un nuovo ambiente, sicuramente fuorviante [2].  
           		• Trattamento
           Nel web  troviamo prodotti passati attraverso diverse procedure di trattamento, che a  loro volta sono frutto di filosofie diverse:  
           
           		- alcuni sono una mera (e con questo termine non  si vuole dare un’accezione riduttiva ma solo constatare un dato di fatto)  riproduzione di prodotti già esistenti in formato cartaceo e messi in rete come  file di testo per renderli più facilmente accessibili (pensiamo ad esempio a  edizioni rare, fuori commercio etc. etc.). Si ottengono così due risultati:  reperibilità ed economicità;
 
           		- altri sono inediti ma pensati ancora nei  linguaggi tradizionali e potrebbero benissimo esistere anche in formato  cartaceo; 
 
           		- altri si servono invece più propriamente delle  nuove pratiche e dei nuovi linguaggi e danno luogo a configurazioni che si  differenziano dalla tradizionale editoria a stampa. Per questi prodotti si è  coniato il termine di “metafonti” [3].  Rientrano nella categoria le seguenti risorse:
           		
           				- BANCHE  DATI, utili e indispensabili per muoversi all’interno di fonti  complesse, sono state uno dei primi esiti dell’applicazione dell’informatica  alla storia (si veda ad esempio il data base del catasto fiorentino del  1427 ‹www.stg.brown.edu/projects/catasto/overview.html›.  Le banche dati comportano due problemi: 1. è chiaro che nel data base confluiscono alcuni dati della fonte, mentre  altri ne rimangono esclusi e rischiano di perdersi. L’accesso all’informazione  è quindi puntiforme. Il fondo da cui i dati sono estrapolati rimane oscuro,  difficilmente percepibile. Il successo della ricerca dipende inoltre dalla  congruità delle interrogazioni, dalla capacità di interrogare la banca dati con  il linguaggio che le è proprio e sappiamo tutti come il miglior ricercatore  all’interno della banca dati sia colui che l’ha implementata. 2. I data base non  sempre sono interoperativi e con il passare del tempo rischiano di non essere  più interrogabili dai software in uso. Se l’interoperabilità tra sistemi  gestionali è uno dei problemi che maggiormente assillano gli addetti al  settore, anche la questione della obsolescenza dei software non è  trascurabile, e questo in nessun campo ove le fonti vengano conservate in  formato elettronico: o si aggiorna o si rischia di dover fare una “archeologia”  dei software;
 
           		- IPERTESTI,  testi che sfruttano le potenzialità multimediali e ipermediali della rete, e  che destrutturano la narrazione lineare in quanto organizzati reticolarmente,  costituiti da tante unità informative (NODI) e da tanti collegamenti (LINKS).  Si vedano alcuni esempi di ipertesti medievistici all’URL ‹../rivista/indici/indice_ipertesti.htm›;
 
           		- EDIZIONI DIGITALI, testi sottoposti a procedure di (pre-)trattamento –  codifiche, ovvero marcature nei linguaggi sgml, html, xml – funzionali a  incrementare l’attività interpretativa che danno luogo a edizioni originali e  autonome, pensate esclusivamente nel loro formato elettronico, irriproducibili  nella forma tradizionale, fondate su procedure automatizzate che consentono  modalità avanzate di information retrieval [4]. Sono  esemplari le edizioni di documenti contenute nel Codice Diplomatico della Lombardia medievale (secoli VIII-XII)‹http://cdlm.unipv.it/›;
 
           		- RIPRODUZIONI VIRTUALI, spesso ai confini tra storia e archeologia. Si veda il  sito «Paesaggi medievali» ‹http://www.paesaggimedievali.it/welcome.html›.
           
    
           		
           Naturalmente è diverso il prodotto che, pur elaborato con comuni intenti  didattici, si collochi in un contesto di storici del medioevo oppure di studiosi  delle scienze del libro e del documento (mi riferisco ai paleografi, ai  diplomatisti, ai codicologi, ai filologi), senza contare poi le differenze di  tradizione e di pratica didattica che separano i diversi paesi, la cui  compresenza nel web sembra porre illusoriamente sullo stesso piano. 
            Si vedano ad esempio le differenze tra due ottimi  siti di ambiente universitario: 
           
           		- il francese «Theleme. Techniques pour l’Historien en Ligne: Etudes, Manuels, Exercices» ‹http://theleme.enc.sorbonne.fr/index.html›,  iniziativa dell’école  nationale des chartes di Parigi legata alle discipline diplomatistiche e  paleografiche. È un sito universitario specialistico dove le fonti sono  presentate in fac simili interattivi che prevedono il documento in  formato immagine, una trascrizione estemporanea tramite il puntatore del mouse sul brano del documento che interessa, una trascrizione totale della fonte, una  sua traduzione (in francese); 
 
           		- lo statunitense «Internet Medieval Sourcebook» ‹http://www.fordham.edu/halsall/sbook.html›,  sito creato nel 1996 da Paul Halsall presso la Fordham University  di New York che contiene fonti – organizzate per tre sezioni principali (Selected Sources,  ovvero un’antologia di testi digitalizzati da Halsall e dai suoi collaboratori  che costituiscono la parte portante dell’IMS; Full Text Sources, un gateway di edizioni integrali di fonti disponibili in altri siti; Saints’ Lives, un  approfondimento tematico della seconda sezione) – e altri materiali per uso  didattico nel campo degli studi medievistici – mappe storico-geografiche,  bibliografie e repertori tematici –. Il  valore del sito (che si colloca a sua volta all’interno di un progetto  ancora più vasto, l’«Internet  History Sourcebook Project» ‹http://www.fordham.edu/halsall/›, relativo alla storia antica, medievale e  moderna) è unanimemente riconosciuto nell’ambito della didattica universitaria  americana; tuttavia non possiamo fare a meno di individuarne un forte limite  nella scelta di presentare le fonti solamente in traduzione inglese, il che, al  di là di giudizi metodologici, rende lo strumento poco esportabile all’esterno  di ambienti non English speaking.
 
           		 
           2. L’ambiente  italiano
           Per quanto concerne l’ambiente  italiano, allo stato attuale quattro sono i siti dove possiamo trovare una  buona – in tutti i sensi, quantitativa e qualitativa – concentrazione di fonti medievali. Dal  momento che questi siti nascono in contesti diversi – archivistici,  diplomatistici, storici, filologici – la “resa” della fonte è differente. 
		   
		   - FONTI IN FORMATO IMMAGINE: fondo Mediceo Avanti il Principato (MAP) dell’Archivio di Stato di  Firenze ‹http://www.archiviodistato.firenze.it/Map/›.  Il sito nasce dalla scelta controcorrente dell’ASFi di mettere on line un intero fondo d’archivio, corredato di propri inventari a stampa. Le fonti  sono trattate come immagini. Viene rispettato il contesto di conservazione.
 
		   - EDIZIONI DIGITALI DI FONTI: il già  citato Codice Diplomatico della Lombardia medievale (CDLM) ‹http://cdlm.unipv.it/› presenta fonti documentarie in  edizione critica (trascrizione e commento diplomatistico), codificate nel  formato XML. È mantenuto il contesto originario di produzione e trasmissione.
 
		   - FONTI IN FILE DI TESTO: «Archivio  della Latinità Italiana del Medioevo» (ALIM) ‹http://www.uan.it/alim/›. Il progetto, che intende offrire  alla libera consultazione, in Internet e su cd-rom, tutti i testi composti in  Italia nel medioevo e scritti in latino, recupera edizioni già pubblicate a  stampa e le redistribuisce in formato digitale, con file pdf o word.
 
		   - ANTOLOGIE DI FONTI: «Reti  Medievali. Iniziative on line per la  ricerca medievistica – Sezione Didattica» ‹../didattica/›.  Le fonti sono selezionate sulla base di precedenti edizioni a stampa e  presentate on line (in formato html) in doppia versione, latina e  italiana (o solo in traduzione nel caso di altre lingue originali).
 
           	 
           		• Un dossier di fonti: la città nel  medioevo
           Il materiale  contenuto nei quattro siti sopra presentati (Reti medievali-Didattica, CDLM,  MAP, ALIM) può essere proficuamente utilizzato all’interno di itinerari  didattici. Si propone come esempio un dossier di fonti – tutte scelte  nell’ambito dei siti predetti – che permettano di enucleare e comprendere  alcune caratteristiche essenziali della città medievale. Il tema della città è  particolarmente significativo per la storia italiana, considerata sia la  continuità degli insediamenti urbani dall’età classica a quella contemporanea,  sia la peculiarità delle istituzioni in essi sviluppatesi, sia lo stretto  rapporto che proprio in Italia ha tradizionalmente legato la città al resto del  territorio. Le fonti possono essere agevolmente organizzate per sottotemi. I  sottotemi riguardano quegli elementi caratterizzanti il fenomeno urbano – la  popolazione, la morfologia, le funzioni svolte – che aiutano a sciogliere  l’arduo problema della definizione di città, e in particolare di “cosa” sia da  considerare città nel medioevo. 
           Le fonti individuate volutamente rispecchiano nella loro  varietà la complessa tipologia delle fonti medievali: testi cronachistici e  legislativi, testi letterari, atti giudiziari, contratti agrari o commerciali,  vite di santi, diplomi imperiali, registri notarili, catasti, statuti e  deliberazioni di consigli (e questo solo per limitarci alle fonti scritte).  L’ambito cronologico di riferimento di queste fonti è ampio – si spazia  dall’alto al basso medioevo – mentre più circoscritto è il contesto geografico  – l’Italia centro-settentrionale – per la notoria maggiore centralità  politico-amministrativa assunta dalle città in questa parte della penisola. 
           Popolazione e  morfologia
           
           		- Popolazione e morfologia urbana:
				
                
 
           		- La forma della città medievale:
				
           
 
           		- L’incremento demografico:
				
 
           		- L’articolazione sociale e topografica:
				
             
  
           La  funzione economica
           
           		- La città commerciale:
				
 
           		- La città agraria:
				
 
           		- La città manifatturiera:
				
  
           La funzione  politica
           
           La  funzione religiosa
           
           		- Il santo patrono:
				
 
           		- Gli ordini mendicanti:
				
 
           		 
           La  funzione culturale
           
           		- Le scuole della cattedrale:
				
 
           		- Le università:
				
 
           		- L’alfabetizzazione:
				
  
           La  funzione militare
           
           		- Le mura e l’organizzazione militare cittadina:
				
 
           		- La conquista territoriale:
				
  
           La  funzione amministrativa
           
           		- La giustizia:
				
 
           		- Le finanze:
				
  
           [URL  verificati in data 04.07.2005] 
           
									[1] Per  approfondire tali problematiche D. Ragazzini, Le fonti storiche nell’epoca  della loro riproducibilità informatica, in La storiografia digitale,  a cura di D. Ragazzini, Torino 2004, pp. 3-34.  
							[2] S. Vitali, Passato  digitale. Le fonti dello storico nell’era del computer, Milano 2004; Id., "Archivi on line": qualche riflessione  metodologica, in Archivi storici  e archivi digitali tra ricerca e comunicazione. Workshop coordinato da F.  Valacchi – S. Vitali – A. Zorzi (Firenze, 20-21 ottobre 2000), Dipartimento di  Studi storici e geografici, Università di Firenze, s. i. d. (ma 2000), ‹http://www.dssg.unifi.it/_storinforma/Ws/archivi/vitali.rtf›.  
							[3] Il termine è stato usato  per la prima volta nel 1992 da J. P. Genet, Source, Métasource, Texte,  Histoire, in Storia & multimedia, a cura di F. Bocchi e P.  Denley, Bologna 1994, pp. 3-17. 
							[4] Sull’edizione digitale  delle fonti documentarie cfr. M. Ansani, Diplomatica  (e diplomatisti) nell’arena digitale, in Scrineum. Saggi e materiali  on-line di scienze del documento e del libro medievali, 1, 1999, ‹http://scrineum.unipv.it/biblioteca/ansani.htm›,  comparso anche, in versione ridotta, in «Archivio storico italiano», 158  (2000), 584 (disp. II), pp. 349-379. 
           		 
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