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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


XVII
Gli uomini, la terra e il denaro

0. Introduzione

Da oltre un cinquantennio si è aperto tra gli storici un dibattito riguardo all'interpretazione del XIV secolo come di un periodo di crisi per l'Europa. Crisi demografica, agraria, commerciale, monetaria, sociale, estendendo volta a volta il segno negativo a comprendere o escludere diverse aree geografiche, disegnando differenti cronologie del processo, riducendo o negando la portata generale di una tale interpretazione. Senza potere qui riferirsi ai termini di tale dibattito, si tenterà di seguire la traccia di alcuni del fenomeni che nel corso di questa fase della vita economica europea giocarono un ruolo di rilievo, scontando peraltro la difficoltà di illustrare con singole testimonianze isolate processi e fenomeni che, come é stato rilevato anche in altri casi, si desumono per lo più da una documentazione che acquista significato e coerenza specialmente nel contesto della “serie”.
Mentre negli ultimi due secoli il progredire dei dissodamenti e della messa a coltura di nuove terre aveva sostenuto l'incremento della popolazione, con l'inizio del Trecento si cominciarono ad avvertire i limiti di tale espansione. Una serie di concause mise in crisi il delicato rapporto tra pressione demografica e risorse. Le rese agricole restavano basse, antiquate le tecniche di coltivazione, mentre il pesante sfruttamento cerealicolo esauriva i suoli e un generale peggioramento del clima, con abbassamento della temperatura e aumento della piovosità, determinava il susseguirsi di cattivi raccolti (1). Fu quindi su di una popolazione generalmente segnata da ritornanti carestie e sottoalimentata, vittima, spesso degli effetti di una guerra vicina o della pratica ad essa connessa del saccheggio, che a partire dal 1347 si abbatté un'epidemia di peste che per alcuni anni percorse l'Europa per riaffacciarsi poi periodicamente in forme ridotte ancora per un secolo (2).
La drastica contrazione della popolazione ebbe vaste ripercussioni sulla vita sociale e su quella economica. Carenza di mano d'opera e crescita del salari, fluttuazioni del prezzi, abbandono di terre e di villaggi, migrazioni verso altre zone o in città, sommate all'esasperazione per una condizione di continuo conflitto militare e all'inasprirsi del carico fiscale, furono spesso alla base dell'esplodere di aspri conflitti sociali [cfr. capp. 16, 8 (A); 18, 2 (C) e 4 (E)]. Anche il commercio e la manifattura vennero coinvolti nella crisi, che condizionò pratiche e atteggiamenti mentali degli imprenditori e dei mercanti (4). Ma per il settore manifatturiero, dove spesso si ricorse alla produzione di prodotti nuovi di più largo consumo o al decentramento in campagna di alcune attività produttive, si tende a parlare piuttosto di cambiamento strutturale o di riconversione (5), e per il commercio bisogna considerare il peso da attribuire, nella riduzione degli scambi, ai fenomeni di riordinamento delle linee di traffico imposti da fattori esterni, come il rarefarsi del traffico su alcune vie di commercio, ad esempio quella verso l'Oriente a causa della crisi dell'impero Mongolo; o lo spostamento del flusso commerciale verso altri mercati, come nel caso della via che collegava la penisola alle Fiandre passando per la Champagne, tormentata dalla guerra dei Cento anni.
Mentre le tecniche degli affari andavano precisandosi e dotandosi di strumenti come le compagnie, l'assicurazione o la banca, il quadro della produzione e degli scambi era reso più incerto dalla fluidità di politiche monetarie messe in atto da un potere politico che, anche in forza della scarsità di metallo prezioso verificatasi già a partire dagli inizi del secolo, non esitava a svilire l'intrinseco della propria moneta mantenendone tuttavia il corso, e coinvolgeva, rivelandosi insolvente, i propri creditori in rovinose bancarotte (3). Un potere politico presente sulla scena della vita economica con l'intento di temperare i più estremi dissidi sociali, sostenendo i gruppi di cui è espressione; un potere, che per organizzarsi in formazione statuale doveva dotarsi di adeguati organismi amministrativi e di un personale di funzionari e che per affrontare le spese di gestione, non ultime quelle di lunghe e costose guerre, mise in atto, sulla base di strumenti di rilevamento della ricchezza sempre più precisi – e per lo storico ricchi di informazioni –, una politica fiscale sempre più invadente (6).

 

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