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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


III
Bisanzio
L'Impero greco medievale

0. Introduzione

Nel periodo compreso tra il IX e l'XI-XII secolo si delineano i tratti più caratteristici dell'impero greco medievale. Come tutta la storia di Bisanzio, anche questo è un periodo tormentato: appena uscito dalla dura crisi iconoclastica, l'impero dovette fare di nuovo fronte al problema rappresentato dagli Slavi, una presenza dalla quale ormai la realtà della penisola balcanica non poteva più prescindere (1). Successivamente – e con una punta di altissima pericolosità nel tardo X secolo – si andò delineando un impero rivale nel cuore dei Balcani, ad opera dello zar bulgaro Samuele (7). Già prima i Bulgari erano stati un pericolo per Bisanzio: ma ora essi aspiravano in qualche misura ad appropriarsi dell'eredità politica (e religiosa: i Bulgari avevano un loro patriarcato nazionale) di Bisanzio. L'impero fu salvato dall'energica azione di Basilio II, uno degli imperatori della grande dinastia militare macedone (867-I056). Questi condusse all'offensiva Bisanzio nei Balcani, in Asia Minore contro i Musulmani, in Italia meridionale contro i potentati locali in uno dei momenti forse più difficili della sua storia – ricordiamo anche, sempre nei Balcani, l'apparizione di Peceneghi e Uzi, altri nomadi in cerca di bottino –, portando l'impero, per un breve momento, all'apogeo del suo splendore.
Alle spalle di Bisanzio, senza confronto la più grande e splendida città del mondo – si veda l'attonita descrizione fattane da una penna, peraltro malevola, quale quella del vescovo Liutprando di Cremona, che la visitò due volte, per conto di Berengario II e di Ottone I (4) –, premeva il magmatico mondo slavo (1, 3), ancora alla ricerca di una stabile collocazione statuale. Da questo punto di vista Bisanzio interpretò lo stesso ruolo avuto dai Franchi (tramite Irlandesi e Anglosassoni) verso la Germania: l'impero greco si fece infatti tramite della cristianizzazione, che fu molto lenta. Dall'esperienza di Cirillo e Metodio in Moravia nella seconda metà del secolo IX, classicamente segnata dalla traduzione della Bibbia e dall'invenzione dell'alfabeto glagolitico con il quale rendere per la prima volta per iscritto l'antico slavo, alla conversione del principe russo Vladimir nel 988, la conversione andò di pari passo con l'accentuazione dell'influenza culturale di Bisanzio (2). Fenomeno di incalcolabile portata, che dilatò oltre misura (e ben al di là del confine politico-statuale dell'impero) i limiti del commonwealth bizantino, includendo quel mondo slavo che appare ancora oggi segnato in modo indelebile dalle stimmate culturali di erede di Bisanzio. Nell'espansione religiosa bizantina era implicito il conflitto con Roma intorno al problema del primato (2), che, scoppiato già durante il patriarcato di Fozio (858-867 e 877-887), doveva portare poi al cosiddetto scisma d'oriente (1054), che sanzionò la frattura pressoché definitiva tra Roma e Bisanzio.
Costante appare in tutto questo periodo, ed in particolare con l'azione di Romano Lecapeno (920-944) e Basilio II (976-1025), la difesa della piccola proprietà contadina contro il fenomeno, apparentemente inarrestabile, della crescita della signoria fondaria, che, sia pure con caratteri diversi da quella occidentale, anche a Bisanzio minava il poterà statale a favore dello strapotere dell'aristocrazia, sia fondaria che di corte (5,8). Nonostante le enormi difficoltà, Bisanzio superò tutte o quasi le crisi, riuscendo anche a rinsaldare la presa sui suoi domìni italiani: in una fase di offensiva anti-saracena, che portò tra l'altro alla riconquista di Creta ad opera di Niceforo Foca (961), gli imperatori costrinsero i dogi veneziani a rientrare docilmente nei ranghi, obbedendo ai severi ordini imperiali in materia di traffici con i Saraceni (6).
Saranno, comunque, trionfi effimeri. Stroncata dall'offensiva dei Normanni nell'Italia del sud e dei Turchi Selgiuchidi in Asia Minore (7), Bisanzio, nonostante l'impegno militare della dinastia dei Comneni (1081-1185), entrerà in un'inarrestabile spirale di decadenza. D'ora in poi nel Mediterraneo orientale si confronteranno le città italiane (Venezia in primo luogo) e i crociati occidentali, da una parte, i Turchi dall'altra (10). Bisanzio – preda ricca ed ambita: si pensi solo allo sviluppo delle attività commerciali e artigiane all'interno dell'impero (9) – si avviava a diventare una semplice spettatrice di una partita che a partire da un certo momento ebbe per posta la divisione stessa dell'impero.

 

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