Fonti
Antologia delle fonti bassomedievali
a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni
© 2002 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
0. Introduzione Fra la seconda metà dei secolo XI e la prima metà dei
XII si andarono affermando esigenze di vita religiosa che non trovavano
riscontro nelle forme già sperimentate di comunità monastiche
o canonicali e che diedero quindi luogo al costituirsi di nuovi ordini
(1). Al centro spirituale
di questo processo di rinnovamento – con il richiamo alla purezza di
vita, alla libertà dalla commistione con il potere laico, al
non obliato modello della chiesa primitiva – si possono cogliere le
stesse istanze che animavano il movimento riformatore [cfr. capitolo
2].
Ma complessivamente, nell'età post-gregoriana, le istanze di
rinnovamento religioso nell'ambito ecclesiale cedono il passo, mentre
la chiesa veniva sempre più a configurarsi come società
essenzialmente clericale e fortemente gerarchizzata intorno al papato
romano (2), in un processo
di centralizzazione cui contribuiva anche l'organizzazione sistematica
dei sapere connessa con la prima scolastica (3).
Il modello pauperistico e comunitario della chiesa primitiva e la partecipazione
attiva dei laici alla vita ecclesiale – già temi centrali della
riforma – divenivano allora i punti di riferimento di quel laici che
non si riconoscevano nel ruolo, loro riservato, di oggetto di un magistero,
di un ministero e di una giurisdizione esclusivamente clericali. E alla
forma della chiesa primitiva e della predicazione apostolica sembra
si richiamassero anche i movimenti ereticali sulle cui caratteristiche
(di riflessione dottrinale o di tensione etica) la storiografia moderna
è ancora divisa (4).
Nel frattempo il papato romano, vertice della gerarchia clericale, veniva
ad assumere una supremazia giurisdizionale sul complesso della cristianità,
con un'operazione di centralizzazione che accentuava le caratteristiche
totalizzanti della società medievale (5),
in una esaltazione dell'unità cattolica che tendeva alla cancellazione
o alla emarginazione di ogni forma religiosa alternativa (6).
È ovvio che gli sviluppi della autorità giurisdizionale
assunta dal papato portassero ad una situazione conflittuale con l'impero,
che pure tradizionalmente si poneva al vertice della società
cristiana. Lo scontro tra papato ed impero all'epoca di Federico II
(8) fu l'ultima occasione nella quale i due poteri si fronteggiarono
in una situazione di grande forza reciproca. La crisi che travolse l'impero,
e che parve inizialmente significare la vittoria incondizionata del
papato, finì poi per coinvolgere anche quest'ultimo, la cui dimensione
universale veniva ad essere gravemente inficiata dai forti legami stabilitisi
con il regno di Francia e dall'incapacità di venire incontro
– in un'epoca segnata da attese escatologiche – alle diffuse esigenze
di rinnovamento spirituale. Per soddisfare a quelle esigenze il papato
si era valso dei nuovi ordini dei Domenicani e dei Francescani incoraggiandone
una interpretazione congiunta e provvidenzialistica (7). Ma una utilizzazione
funzionale alla centralità giurisdizionale romana non poteva
non creare problemi ad alcuni dei seguaci di Francesco d'Assisi, che
difesero la loro identità nella rigorosa osservanza della regola
e che intorno a quell'osservanza svilupparono un atteggiamento sempre
più critico nei confronti della chiesa gerarchica, fino a porsi
tra i tanti movimenti ereticali dai quali si distinguevano peraltro
per una più robusta impostazione teologica (9) Attaccato sul
versante religioso, incapace di produrre un rinnovamento spirituale,
inadeguato anche – nonostante vigorosi tentativi in tal senso – a porsi
con forza come referente della cristianità nei confronti dei
mondo non cristiano (8), il papato, nella sua forma teocratica medievale,
dovette infine sperimentare l'arretratezza degli antichi strumenti teocratici
rispetto alla realtà emergente delle cosiddette monarchie nazionali.
La crisi dei papato seguiva così a quella dell'impero, mentre
l'antico rapporto di osmosi tra regno e sacerdozio si dissolveva in
un contesto universale per riproporsi in una dimensione accentuatamente
nazionale (10).
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